Pasqualino Settebellezze, il protagonista dell’omonimo film di Lina Wertmüller, si chiama così in maniera ironica perché ha sette sorelle non particolarmente avvenenti. In realtà il soprannome ha anche un altro significato e lo fornisce lo stesso Pasqualino in una scena della commedia. Quando dice che il suo nickname gli è stato dato dalle persone che non si capacitano di come uno brutto come lui possa piacere così tanto alle donne. Ma chi è questo personaggio così iconico che ha portato alla Wertmüller quattro candidature agli Oscar nel 1977?
Pasqualino Frafuso, splendidamente interpretato da Giancarlo Giannini, è un guappo napoletano come tanti, sfrontato e violento. Unico maschio in una famiglia ad alta concentrazione femminile, sette sorelle appunto e una madre, si trova a uccidere per vendicare l’onore della maggiore di esse, Concettina, costretta dal fidanzato Totonno a fare la vita.
Pasqualino affronta l’uomo nella casa d’appuntamenti che gestisce. L’incontro non va bene, anzi. Dopo una pubblica umiliazione, Pasqualino è costretto a far fuori il “cognato”. Tuttavia, la dinamica del fattaccio, un colpo di pistola partito accidentalmente durante l’agguato nella casa di Totonno, non è ascrivibile a delitto d’onore. E di fatto, non lava alcuna onta.
Per Pasqualino, subito arrestato nonostante un maldestri tentativo di occultare il cadavere, inizia allora un’Odissea senza fine. Segnata dal carcere, dalla detenzione in un manicomio criminale, dall’arruolamento nell’esercito per partecipare alla campagna di Russia (che poi diserterà). E dalla prigionia nella Germania nazista, dove inizierà una relazione squallida con una comandante che lo obbligherà a uccidere l’amico Francesco.
Quando Pasqualino torna a Napoli, scopre che le sue sette bellezze, nove comprese la madre e la fidanzata, hanno lavorato tutte come prostitute per sopravvivere all’assenza di Frafuso. Lo consola solo il fatto di essere vivo.