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Home » Spettacolo » Perché il film di Paolo Taviani ispirato a Luigi Pirandello si intitola Leonora Addio?

Perché il film di Paolo Taviani ispirato a Luigi Pirandello si intitola Leonora Addio?

Pur non rifacendosi all'omonima novella di Pirandello, Leonora Addio di Paolo Taviani si lega alla vita dello scrittore e del stesso regista.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino4 Settembre 2024
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Leonora Addio
Una scena di Leonora Addio (fonte: 01 Distribution)
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Il primo film scritto e diretto da solo, senza il fratello Vittorio, è stato anche l’ultimo per Paolo Taviani. Leonora Addio ha una storia singolare. Pur rifacendosi nel titolo a una novella di Luigi Pirandello, Leonora, Addio! non ha nulla a che spartire con essa. Tuttavia il grande scrittore siciliano è l’asse portante della storia, che nella prima parte racconta il rocambolesco ritorno delle sue ceneri ad Agrigento. E nella seconda adatta un’altra novella del premio Nobel, Il Chiodo. Dunque, perché intitolare il film in questo modo? Taviani non ha dato una spiegazione, tuttavia c’è in quella parola, “addio”, un significato molto profondo. Che poi è il commiato dal fratello Vittorio, scomparso il 15 aprile del 2018.

Al suo fianco, Paolo Taviani ha diretto alcuni dei capolavori del cinema italiano, come Allonsanfàn, Padre padrone, La notte di San Lorenzo. E Kaos, del 1984, in cui i due cineasti si sono confrontati per la prima volta con la figura di Luigi Pirandello. Trasponendo per il grande schermo alcuni racconti dell’autore.

Paolo Taviani sul set di Leonora Addio
Paolo Taviani sul set di Leonora Addio (fonte: 01 Distribution)

In qualche modo, allora, la morte di Pirandello rispecchia quella reale del fratello Vittorio, elaborata in chiave artistica da Paolo in un racconto malinconico e dolente.

Luigi Pirandello fu riportato a casa 15 anni dopo la sua morte, avvenuta il 10 dicembre 1936. Il viaggio dell’urna verso la terra natia fu tribolato e bizzarro. Anche se lo scrittore diede disposizioni specifiche:

“Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me“.

La seconda parte del film si chiude con l’ultimo racconto di Pirandello, scritto venti giorni prima di morire e intitolato Il Chiodo. Protagonista il giovane Bastianeddu, un ragazzino siciliano che ad Harlem uccide una ragazza con un chiodo appunto.

Leonora Addio, come detto, fa riferimento al titolo di una novella del 1910 in cui la protagonista, una donna costretta dal marito a “redimersi” per una gioventù vissuta in maniera troppo disinvolta, muore di dolore nel riascoltare l’aria di Il trovatore di Giuseppe Verdi, Leonora, addio!. L’aria ha accompagnato la cerimonia laica di saluto a Paolo Taviani, nel marzo del 2024.

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