Il film La vita è bella di Roberto Benigni, vincitore di tre Premi Oscar, racconta con poesia e dolcezza l’orrore dei campi di concentramento nazisti. Tuttavia, il campo di prigionia in cui è ambientata la storia non viene mai nominato. Questo ha generato dibattiti e fraintendimenti, con alcuni spettatori che hanno erroneamente attribuito il luogo ad Auschwitz, anche sull’onda di dichiarazioni polemiche da parte di Mario Monicelli che definì “mascalzonata” la scelta registica di far liberare il campo all’esercito americano (Auschwitz fu invece liberato dai sovietici). In realtà, il luogo in questione non ha alcun legame con la realtà storica ma rappresenta simbolicamente le atrocità della Shoah.
La vita è bella, duramente criticato dalla senatrice Liliana Segre per il suo mancato realismo, è in realtà una fiaba racconta l’amore di un padre che cerca di proteggere il figlio dall’orrore della guerra, trasformando l’Olocausto in un grande gioco.
Benigni ha dichiarato che il campo mostrato nel film è volutamente generico, un simbolo universale dell’orrore dei campi nazisti, e non ha alcun riferimento diretto ad Auschwitz.
Il film non parla di Auschwitz, infatti intorno al campo ci sono i monti, che ad Auschwitz invece non ci sono. Quello è “il” campo di concentramento, perché qualsiasi campo contiene l’orrore di Auschwitz, non uno o un altro.
Questa scelta è evidente anche nelle ambientazioni. Le scene del campo furono girate a Papigno, in Umbria, circondato da montagne, un dettaglio assente nella geografia reale di Auschwitz. Come detto, Auschwitz fu liberato dai sovietici, ma non tutti i campi di concentramento furono liberati dall’Armata Rossa.
Mauthausen, ad esempio, fu liberato dagli americani, e vi sono ipotesi di un legame simbolico tra il film e questo campo, specialmente considerando il coinvolgimento della famiglia di Nicoletta Braschi, moglie di Benigni e coprotagonista del film. Una sua antenata, Dora De Giovanni, soprano di Cesena, era la moglie dell’avvocato Guido Vittoriano Basile, deportato a Mauthausen, e morto nel campo di concentramento il 27 marzo del 1944. Dora e Guido sono i nomi dei due protagonisti.