Nel giugno del 1965, i Beatles approdarono per la prima – e unica – volta in Italia, tappa del loro European Tour. La sera del 23 giugno, John, Paul, George e Ringo arrivarono alla Stazione Centrale di Milano, accolti da circa 2.000 fan in delirio. L’onda della Beatlemania, già esplosa nel resto del mondo, stava finalmente toccando anche il cuore del Mediterraneo.
Le tappe italiane del tour
- 24 giugno – Milano, Velodromo Vigorelli: due concerti, uno pomeridiano da circa 7.000 spettatori e uno serale con oltre 20.000 presenze.
- 26 giugno – Genova, Palazzo dello Sport: 5.000 persone nel pomeriggio, 10.000 la sera.
- 27 e 28 giugno – Roma, Teatro Adriano: quattro concerti in due giorni, nessuno dei quali registrò il tutto esaurito. Tra gli spettatori, anche un giovane Carlo Verdone e Anna Magnani col figlio Luca. Racconta Verdone a La Repubblica:
“Arriva in ritardo, col figlio Luca. Me la indica papà. La vedo mentre cerca il posto, laterale, nel caos. Mi colpisce il suo sguardo durante il concerto: non guarda lo show ma, con aria schifata, osserva quel mondo di ragazzine che urlano come ossesse. Un mondo che non capisce. Il concerto è meraviglioso, anche se si sente poco per via delle urla, però… stai vedendo i Beatles. È un crescendo di emozioni, anche se sappiamo che durerà solo 40 minuti. E che i quattro guadagnano 40 milioni di lire: uno al minuto“.
La scaletta era breve ma potente: dodici brani in appena mezz’ora, tra cui Twist And Shout, Can’t Buy Me Love, Ticket to Ride, A Hard Day’s Night e Long Tall Sally.
Nonostante il loro status di icone globali, l’accoglienza italiana fu inizialmente fredda: le prime serate non furono sold out, e certa stampa li etichettò con sufficienza. Famigerata fu la definizione di “sublimi idioti” coniata da Il Messaggero. Ma il pubblico più giovane colse subito la novità. Dai cappelli a scodella alle giacche alla Nehru, dai cori al fermento nei cortili scolastici, i Beatles iniziarono a scuotere i codici estetici e musicali anche nel Bel Paese.

A dispetto di fama di Beatle meno noto, Ringo Starr, con il suo stile inconfondibile, fu particolarmente adorato dai fan italiani. E se la musica travolgeva, anche l’immagine – capelli, look, atteggiamenti – contribuì a lanciare mode durature.
Ad aprire i loro concerti, alcuni nomi già noti della scena nazionale: Peppino di Capri, Fausto Leali e i New Dada, protagonisti del primo beat italiano. Fu un passaggio di testimone simbolico: il pop internazionale stava arrivando per restare.
L’importanza storica di quella tournée è oggi documentata anche attraverso le fotografie di Tino Petrelli, esposte alle Gallerie Publifoto di Milano, che raccontano meglio di ogni parola lo stupore di quei giorni.
Sebbene limitata a quattro giornate, la presenza dei Beatles contribuì a innescare una piccola rivoluzione. Programmi radiofonici come Bandiera gialla cominciarono a trasmettere più musica angloamericana, aprendo la strada a un rinnovamento nei gusti giovanili italiani.
Nel giro di una manciata di ore, Milano, Genova e Roma divennero crocevia di un cambiamento profondo. L’Italia, ancora cauta e divisa tra tradizione e modernità, fu sfiorata da qualcosa che avrebbe segnato il passo del tempo: il rock come linguaggio globale. I concerti del 1965 restano così un tassello irripetibile nella storia culturale del Paese, specchio di un’epoca che stava cambiando per sempre.