Roma a mano armata si conclude con la morte del Gobbo, ucciso dal commissario Leonardo Tanzi, dopo aver assistito alla morte del collega Caputo.
Nato dall’idea del produttore Luciano Martino di realizzare un lungometraggio del filone poliziottesco, sulla cresta dell’onda negli anni ’70, il film alla sua uscita nelle sale ricevette giudizi tiepidi da parte della critica. Tuttavia, a fronte della spettacolarità delle sue scene d’azione e del suo impianto narrativo, la pellicola è stata ampiamente rivalutata nel corso dei decenni come una delle pietre miliari del genere.
In seguito ad una soffiata, il commissario Leonardo Tanzi (Maurizio Merli) irrompe in una bisca clandestina gestita dagli uomini di Ferrender (Orso Maria Guerrini). Riconoscendo tra i presenti Savelli (Biagio Pelligra), il commissario lo arresta. Dopo un violento pestaggio in commissariato, l’uomo viene scarcerato dal suo avvocato tramite un cavillo burocratico. Il giorno seguente, dopo una rapina perpetrata da Savelli e i suoi uomini, Tanzi si reca al mattatoio dove lavora il cognato di Savelli. Vincenzo Moretto detto il Gobbo (Tomas Milian). Rifiutandosi di collaborare, l’uomo viene incastrato per possesso di stupefacenti e condotto in commissariato. Dopo essere stato picchiato selvaggiamente, Moretto si taglia le vene con un orologio, mettendo in cattiva luce lo stesso commissario.
Come rappresaglia, il Gobbo organizza il rapimento della compagna dell’ex commissario, Anna (Maria Rosaria Omaggio). Sopravvissuta agli avvenimenti, Anna viene ricoverata in ospedale. Tanzi, nel frattempo degradato presso l’Ufficio Licenze di Pubblici Esercizi, va a trovare la compagna, ma la donna, ancora scossa, non riesce a dare informazioni precise. Dopo aver ricevuto da un medico il proiettile che la ragazza stringeva in mano al momento del ricovero, Tanzi capisce che Moretto è stato il mandante dell’agguato. Una volta a casa dell’uomo, il poliziotto lo obbliga a ingoiare il proiettile, cosa che compie in modo spavaldo.
Dopo aver picchiato un gruppo di violentatori che avevano aggredito una giovane coppia (uccidendo uno di essi dopo un inseguimento), Tanzi viene scarcerato dal vice commissario Caputo (Gianpiero Albertini). Avvicinato da una donna affinché possa aiutare la figlia tossicodipendente Marta (Gabriella Lepori), l’uomo si mette sulle tracce di Tony Parenzo (Ivan Rassimov), legato a doppio filo all’attività illecita di Ferrender. Localizzato il luogo dove è stata portata la ragazza, l’ex commissario insegue il criminale e lo minaccia per avere informazioni su Ferrender. Ma mentre sta per parlare, Parenzo viene ucciso con un colpo di pistola.
Sventata una nuova rapina organizzata da Savelli e Moretto, Tanzi scopre un dossier legato a Ferdinando Gerace (Luciano Catenacci), nome che non gli è nuovo, visto che lo aveva incrociato all’epoca del suo lavoro all’Ufficio Licenze. A Gerace è intestato un capannone che Gobbo e soci usano come base. Recatosi sul luogo dove si sono nascosti il Gobbo e i suoi uomini, l’uomo viene assalito dallo stesso Moretto. Il quale confessa l’uccisione di Ferrender. Il Gobbo uccide il vice commissario Caputo. Muore però per mano di Tanzi.