Wolfman, film horror del 2010, finisce con l’uccisione di Lawrence Talbot (Benicio Del Toro) trasformatosi in lupo, da parte di Gwen (Emily Blunt), che lo trafigge con una pallottola d’argento. Lawrence, tornato umano dopo il colpo ricevuto, spira tra le braccia dell’innamorata, mentre il detective Aberline (Hugo Weaving) capisce di essere stato contagiato e di essere divenuto anch’egli mannaro. Il film si chiude sulle immagini della magione Talbot arsa dal fuoco, mentre la voce fuori campo di Gwen riflette su quanto sia labile il confine tra ciò che definiamo essere umano e ciò che invece per noi è animalesco.
Wolfman, diretto da Joe Johnston, racconta la vicenda di Lawrence Talbot, rinomato attore shakesperiano nella Londra del 19° secolo, che decide di tornare alla casa di famiglia, nella provincia rurale, per indagare sulla scomparsa del fratello, su richiesta della di lui fidanzata Gwen. Il corpo dell’uomo è stato ritrovato orribilmente mutilato, e sulle prime, le voci cittadine parlano dell’attacco di un orso selvatico, o della maledizione lanciata da un gruppo di zingari della zona. Durante una notte di luna piena, però, fa la sua comparsa un orribile lupo mannaro che semina il panico nella cittadina; molti lo ritengono l’incarnazione del demonio. Deciso a scoprire la verità, Lawrence si ritrova faccia a faccia col mostro, che lo ferisce in maniera molto grave, senza però ucciderlo. Lawrence, le cui ferite sembrano rimarginarsi in maniera innaturale, finisce nel mirino dei paesani, che oltre a guardarlo con sospetto, ritengono nasconda dentro di sé il segreto per sconfiggere il mostro; mentre tutto il paese lo ostracizza, Lawrence riceve il supporto incondizionato del padre e di Gwen, fino alla luna piena successiva, quando egli subisce un’analoga trasformazione; anche lui è diventato un lupo mannaro, ora.
Dopo essersi nuovamente trasformato in lupo ed essere fuggito dall’istituto di igiene mentale in cui era stato rinchiuso per curare quelle che tutti ritenevano delle semplici nevrosi, Lawrence vaga per i tetti della città, seminando il panico e uccidendo chiunque cerchi di fermare la sua furia. Dopo essere riuscito a sfuggire alle grinfie della polizia,, Lawrence si presenta, la mattina dopo, riassunta la forma umana, a casa di Gwen, e le confessa la verità: lui è un mostro, proprio come suo padre John, che l’ha contagiato dopo averlo morso tempo prima; ed è stato proprio il padre a uccidere la madre e il fratello Ben, fidanzato di Gwen. La donna, che nel frattempo si è innamorata di Lawrence, mostra comprensione e promette di aiutarlo a guarire: in quel momento, però, bussa alla porta il detective Aberline, incaricato delle indagini sui delitti; Talbot, stanato, riesce a fuggire dalla casa con un piccolo trucco, lasciando con un palmo di naso le forze dell’ordine. Mentre Gwen si reca da una anziana zingara per ricevere consigli su come guarire Lawrence, questi, nell’ennesima notte di luna piena, torna armato di fucile alla magione di famiglia, intenzionato a uccidere il padre per vendetta.
Entrato nel salone, Lawrence trova Singh, il domestico, morto proprio per mano del padre; egli, dopo aver recitato con sprezzo la parabola evangelica del figliol prodigo, percuote Lawrence con un bastone; poco prima Lawrence aveva cercato di uccidere John usando i proiettili d’argento di proprietà di Singh, senza riuscirvi; le cartucce, infatti, erano state svuotate proprio da John anni prima. Mentre la luna piena svetta nel cielo, il padre comunica a Lawrence il suo destino, definendolo il suo erede, e cercando di convincerlo ad abbandonarsi alla forza bruta della parte bestiale che alberga in loro; a quel punto la trasformazione si completa per entrambi e assistiamo a uno scontro senza quartiere tra i due mostri: accerchiati dal fuoco dell’incendio causato dalla rottura di un lume, padre e figlio combattono fino all’ultimo sangue; Lawrence riesce, con un calcio, a scaraventare il padre nel camino ardente, per poi tagliargli la testa di netto con una zampata. Nel frattempo, Gwen e Aberline sono giunti alla casa, ormai preda di un incendio inarrestabile; la donna cerca di far rinsavire Lawrence che, attaccato dal poliziotto, lo morde e lo ferisce, per poi saltare da una finestra e scappare per i boschi, inseguito dai due superstiti.
Nel fitto del bosco buio e silenzioso, Gwen cerca di nascondersi dalla bestia, ma viene rintracciata, e dopo aver puntato una pistola contro il mostro, cerca di farlo ragionare ancora una volta, rivolgendosi direttamente alla parte umana, a Lawrence; il mostro all’improvviso si avventa su di lei, che guardandolo negli occhi, lo supplica di ricordarsi di lei e del suo amore; gli occhi della bestia sembrano per un momento rispondere, ma pochi secondo dopo, richiamato dagli ululati dei cani da caccia, il lato belluino di Lawrence si rianima; Gwen, approfittando di un suo momento di distrazione, afferra la pistola, che le era caduta al fianco poco prima, e trafigge il mostro in pancia con un singolo proiettile d’argento. La bestia, ormai morente, riafferra per un braccio Gwen che trasalisce; un attimo dopo, però, Lawrence, riassunta per un’ultima volta la forma umana, esala l’ultimo respiro nelle braccia della donna, che lo perdona di tutto il male compiuto. Lawrence la ringrazia, dicendole anche che le cose non sarebbero potute andare diversamente.
Nel frattempo, Aberline alza lo sguardo e osserva con sguardo ambiguo la luna piena svettante nel cielo, certo di essere ormai condannato allo stesso destino di Lawrence. Mentre sullo schermo scorrono le immagini della magione dei Talbot arsa dal fuoco, seguite da quelle di una desolata brughiera, Gwen, fuoricampo, pronuncia queste parole: “Dicono non ci sia peccato nell’uccidere una bestia, soltanto nell’uccidere un uomo. Ma dove finisce una e inizia l’altra?“.
Il film Wolfman vede Benicio Del Toro nei panni di Lawrence Talbot, Emily Blunt nel ruolo di Gwen, mentre John ha il volto di Anthony Hopkins; la pellicola, peraltro, è dichiaratamente ispirata a L’Uomo Lupo, realizzato nel 1941, con Claude Rains come protagonista.