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Home » Sport » “Chi ca**o è?” ed era il Papa. Paul Gascoigne racconta la sua telefonata con Wojtyla (e tante altre storie incredibili)

“Chi ca**o è?” ed era il Papa. Paul Gascoigne racconta la sua telefonata con Wojtyla (e tante altre storie incredibili)

Paul Gascoigne racconta di aver quasi rifiutato la chiamata di Papa Giovanni Paolo II durante un allenamento alla Lazio. Aneddoti incredibili dal nuovo libro dell'ex calciatore.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene15 Ottobre 2025
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Paul Gascoigne
Paul Gascoigne (fonte: Steve Neaves via British GQ)
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Paul Gascoigne è sempre stato il più sregolato, autentico e imprevedibile campione del calcio degli anni Novanta. E ogni volta che racconta un episodio della sua vita, conferma questa fama con aneddoti che oscillano tra il geniale e il folle. In occasione dell’uscita del suo nuovo libro Eight – The real Gazza revealed for the first time, disponibile dal 23 ottobre, l’ex calciatore inglese ha rilasciato un’intervista al programma Good Morning Britain su ITV, regalando ai telespettatori alcune delle storie più incredibili della sua carriera.

Tra tutte, spicca l’episodio della telefonata con Papa Giovanni Paolo II, avvenuta durante i suoi anni alla Lazio, tra il 1992 e il 1995. Gascoigne ha raccontato che all’epoca riceveva chiamate da ogni parte del mondo: “Ricevevo telefonate da George Clooney, Dustin Hoffman, Oprah Winfrey. Ricevevo chiamate da ogni dove”, ha spiegato. Ma la più sorprendente arrivò durante un allenamento guidato da Dino Zoff, all’epoca allenatore della squadra biancoceleste.

“Il mister mi ha detto che c’era una telefonata per me”, ha raccontato Gazza. “Ho risposto: ‘Ditegli di andare a quel paese, mi sto allenando’. Zoff replicò: ‘È bene che tu risponda alla chiamata’. Io insistetti: ‘No, mi sto allenando, ditegli che li chiamerò dopo l’allenamento'”. A quel punto l’allenatore fermò completamente la sessione, sottolineando l’importanza della chiamata. Fu allora che Gascoigne, esasperato, chiese: “Chi ca**o è?”. La risposta lo lasciò senza parole: dall’altra parte della cornetta c’era Papa Giovanni Paolo II.

L’ex centrocampista ha ammesso di aver reagito con imbarazzo e incredulità: “Gli dissi: ‘Ciao, Papa?’ e lui riusciva a malapena a capire cosa stessi dicendo, ma mi fece sapere che voleva incontrarmi”. La storia, però, ha un epilogo tipicamente gascoigniano: “Purtroppo arrivai in ritardo. Mi persi anche quello”. Un finale che racchiude perfettamente il personaggio, capace di trasformare anche un’udienza papale in un’occasione mancata per i suoi continui eccessi e la sua gestione caotica del tempo.

Paul Gascoigne nei primi anni '90, quando giocava nella Lazio
Paul Gascoigne nei primi anni ’90, quando giocava nella Lazio (fonte: Lazio News 24)

Ma l’intervista ha riservato anche altri aneddoti altrettanto incredibili. Durante la finale di Coppa di Lega scozzese del 1996 con i Rangers, che si concluse con una vittoria schiacciante per 5-1 contro gli Hearts, Gascoigne ha confessato di aver bevuto una quantità impressionante di alcol proprio durante l’intervallo della partita. “Ho bevuto più di un goccio di brandy”, ha ammesso. “Era l’intervallo, il mister mi chiese se avessi bevuto e io dissi di no. Lui rispose: ‘Allora vai a prenderne uno’. Ne bevvi nove, segnai due reti e fui premiato come migliore in campo”.

La storia sembra paradossale: un atleta professionista che beve nove brandy durante una partita e poi diventa l’uomo del match segnando due gol decisivi. Ma il racconto di Gascoigne continua con un’ulteriore conferma dei suoi eccessi: “Non mi fecero andare alla cena dopo la gara perché avevo già bevuto troppo”. Un episodio che testimonia non solo il talento fuori dal comune del giocatore inglese, ma anche i problemi con l’alcol che hanno segnato profondamente la sua vita dentro e fuori dal campo.

L’intervista ha toccato anche momenti molto più drammatici e toccanti della vita di Gascoigne. L’ex calciatore si è commosso parlando di uno degli episodi più traumatici della sua infanzia: la morte del fratellino di un suo amico, investito da un’auto mentre lui era presente. “Mi ero preso la responsabilità di badare a lui. È corso avanti per un solo metro e una macchina l’ha colpito. È morto tra le mie braccia… credevo respirasse ancora, ma non era così”, ha raccontato con evidente emozione.

Questo tragico evento ha lasciato cicatrici profonde nella psiche di Gascoigne, probabilmente contribuendo ai problemi di dipendenza e ai comportamenti autodistruttivi che hanno caratterizzato gran parte della sua vita adulta. “Ho fatto tante follie, ma ora cerco di vedere la vita in modo diverso”, ha aggiunto, mostrando una volontà di riflessione e cambiamento che emerge dalle pagine del suo nuovo libro.

Eight si preannuncia un racconto senza filtri della vita di uno dei personaggi più controversi e affascinanti del calcio mondiale. Il sottotitolo Il vero Gazza raccontato per la prima volta suggerisce una narrazione più matura e onesta rispetto al passato, un tentativo di fare i conti con i demoni personali e con una carriera straordinaria vissuta spesso sul filo del rasoio tra genio e autodistruzione.

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