“Sei tu sulla pista. Senti il rumore della tua moto e la musica del tuo cuore”. Questa citazione palpitante di passione riassume romanticamente lo spirito di questo cowboy su due ruote italiano considerato il più grande pilota di tutti i tempi. Giacomo Agostini, noto come Ago, ha inciso il suo nome svettando nella storia del motociclismo internazionale battendo tutti i record con 15 titoli mondiali, 123 Gran Premi vinti, 18 volte campione italiano e altri innumerevoli successi. In occasione del documentario Ago. Prima di tutti in arrivo in esclusiva su Sky Documentaries e TV8 oggi, 29 marzo, alle 21.45, è cosa buona e giusta andare a rileggere la storia di questo grande mito sportivo.
Nato a Brescia nel 1942 trascorse i suoi primi anni sul lago d’Iseo dove, fin da bambino, venne incantato dalle motociclette che ammirava sfrecciare lungo le strade strette e tortuose che costeggiavano il lago. Guidando un modello acquilotto di famiglia, incominciò a gareggiare clandestinamente a delle gare organizzate dai ragazzini della zona e divenne in poco tempo uno fenomeno battendo tutti i rivali dell’intera provincia. Divenne talmente bravo che compiuti i 18 anni decise di intraprendere la carriera da professionista iscrivendosi alle gare ufficiali che però, essendo ancora obbligatoria l’autorizzazione genitoriale, il padre Aurelio rifiutò di firmare.
Era infatti molto preoccupato per la sua incolumità, tanto che nemmeno le innumerevoli pressioni del figlio bastarono per farlo cedere. Finché un colpo di scena inimmaginabile cambiò il corso della storia. L’intervento di un amico di famiglia notaio convinse il padre a firmare il permesso, dopo che ebbe ascoltato Nino molto triste nel non riuscire a gareggiare in bicicletta. La sordità dell’anziano notaio che scambiò il termine con motocicletta fu il segno del divino start con cui iniziò la sua incredibile carriera.

Il giorno del suo battesimo da professionista nella gara Trento-Bondone nel 1961 arrivò addirittura secondo con la sua moto settebello aste corte. A 19 anni collezionò già buoni risultati, tanto da essere chiamato a gareggiare con il club della Moto Morini. In soli due anni riuscì a vincere un Campionato Italiano della Montagna nella categoria 175 vincendo tutte le gare, con due secondi posti e svettando con il record di velocità nel campionato juniores. Ago fu quindi promosso e chiamato a gareggiare assieme a Tarquinio Provini per la Moto Morini nella categoria 250, vincendo il campionato italiano. Incuriosito da questi successi, il conte Domenico Augusta puntò il suo sguardo di scommessa su questo baldo giovane offrendogli un posto nella iconica squadra MV Augusta con cui gareggiò nelle classi 350 e 500. Ahimè arrivò secondo nel suo primo mondiale, sfiorando per un soffio la vittoria a causa di un improvviso problema meccanico alla sua moto. Questo forte smacco diede origine alla celebre pignoleria e ossessività nei confronti della struttura tecnica del veicolo e arrivando preparatissimo ad ogni gara.
L’era dei grandi successi non tardò ad arrivare. Nel 1966 Ago conquistò il suo primo mondiale nella classe 500, rivaleggiando contro il celeberrimo pilota inglese Mike Hailwood sfrecciante con la Honda, con cui condivise uno scontro sportivo epico che infiammò i successivi anni. Gli spalti delle piste erano stracolmi nell’ammirare questi due centauri dei circuiti, tra inseguimenti, sorpassi e recuperi clamorosi che risuonano ancora oggi negli albi sportivi. Dopo il ritiro di Hailwood, Agostini dominò ininterrottamente i mondiali di 350 e 500 fino al 1972, collezionando ben 10 titoli mondiali e una serie incredibile di vittorie. Nel 1973 approdò alla Yamaha, celebre casa che sviluppò il motore a due tempi e con cui Ago riuscì a vincere il suo ultimo titolo mondiale, il quindicesimo a 33 anni.

Oltre le memorabili vittorie, Agostini fu un pioniere nel gestire la sua immagine di sportivo. Puntò sul suo bell’aspetto sfruttando la sua naturalezza davanti alla macchina fotografica, posando per diverse campagne pubblicitarie divenendo testimonial principale di importanti aziende. La scioltezza per il brivido della conquista lo sperimentò anche nel campo della seduzione, collezionando innumerevoli flirt con attrici, modelle, infoltendo le pagine di gossip dello star system anni ’60. Oggi Agostini, oltre che curare le sue attività di icona sportiva, confida nelle interviste il suo bisogno di andare in moto ogni giorno per “non perdere l’abitudine”. Una cartolina autografata di una vita vissuta al massimo, in una corsa alla ricerca del brivido dell’essere più che mai vivi, anche a 82 anni.