La maglia del Giro d’Italia è rosa in onore della Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo più antico e prestigioso della nostra nazione che dal 1899 è stampato su carta rosa. La Maglia Rosa vede la luce nel 1931 per opera di Armando Cougnet, giornalista sportivo proprio de La Gazzetta dello Sport, che vent’anni prima, nel 1909, aveva ideato l’importante corsa ciclistica. Cougnet sente l’esigenza di trovare un simbolo che rendesse più evidente il ciclista in testa alla classifica. In modo che durante la gara il pubblico lo individuasse con facilità. Ha quindi l’idea di associare la corsa con il colore simbolo del suo giornale. La prima Maglia Rosa della storia fu Learco Guerra, soprannominato la Locomotiva umana.
Curiosamente, anche per il Tour de France la maglia è gialla in onore del colore delle pagine del quotidiano sportivo che l’aveva organizzato, L’Auto-Velò (oggi L’Equipe) di Henri Desgrange.
La prima Maglia Rosa non era certamente come quelle di oggi. Era in lana grezza, con il collo alto e due tasche davanti. Prodotta dai maglifici lombardi Vittore Gianni e Tizzone, pesava 300 grammi. Dagli anni ’70, poi, cambiò foggia e fu cucita a partire da fibre sintetiche.
La Maglia Rosa viene assegnata al termine ogni tappa del Giro d’Italia al corridore più veloce che la indossa nella tappa successiva.
Proprio perché si lega alla maggiore velocità del ciclista, può cambiare durante tutta la corsa. Solo quattro campioni l’hanno indossata dalla prima all’ultima tappa: Costante Girardengo, Alfredo Binda (primatista italiano con 59 maglie rosa in carriera), Eddy Merckx e Gianni Bugno. Tra questi, il campione belga Merxx detiene il record di maglie rosa, indossata per ben 77 volte tra il 1968 e il 1974.