Brad Pitt ha sul braccio un curioso tatuaggio, quello di Ötzi, l’uomo primitivo i cui resti furono ritrovati nel 1991 in Trentino, lungo il confine italo-austriaco. L’attore, che sul corpo porta un gran numero di altri tatuaggi, più di 10, si è fatto imprimere la sagoma dell’uomo delle caverne, nella parte interna dell’avambraccio sinistro, ormai da più di 10 anni; all’epoca ci fu addirittura chi ricollegò la scelta allo sviluppo di un possibile film su Ötzi con Pitt protagonista; ipotesi poi rapidamente tramontata.
Ma chi è Ötzi? Il Museo Archeologico dell’Alto Adige, che ospita i suoi resti mummificati dal 1998, ci racconta così la storia della Mummia del Similaun, così chiamata perché stata ritrovata ai piedi dell’omonimo ghiacciaio trentino: “Oltre 5300 anni fa l’Uomo stava attraversando il Giogo di Tisa, in Val Senales (Alto Adige), quando venne ucciso. Il suo corpo si è conservato naturalmente nel ghiacciaio. Più antico delle piramidi egizie e di Stonehenge, è il risultato di una serie di incredibili coincidenze. Ötzi visse nell’Età del rame, un’epoca inquadrabile nella fase finale del Neolitico. Utilizzava ancora oggetti in pietra, ma possedeva già anche un’innovativa e preziosa ascia di rame“. Dopo accurate analisi, si è potuto stabilire con ragionevole certezza che Otzi, probabilmente di professione pastore, sia morto ucciso, probabilmente in conseguenza di un sacrificio rituale.
Da sempre la sua figura ha affascinato il mondo dei tatuatori; infatti Ötzi, anche chiamato “L’Uomo dei ghiacci” per via del luogo del suo ritrovamento, è il primo umano tatuato di cui si abbia conoscenza; sul suo corpo hanno trovato infatti spazio ben 61 tatuaggi, perlopiù linee, punti o crocette, prevalentemente disposti sotto il ginocchio sinistro o nella parte bassa della colonna vertebrale; per questo motivo si è ipotizzato che questa sorta di primitivi tatuaggi rivestisse una funzione curativa o spirituale; nei punti interessati dai disegni, infatti, esami strumentali moderni hanno rilevato tracce di artrosi; un’altra ipotesi chiama invece in causa una pratica affine all’agopuntura di tradizione orientale; in quest’ottica, i segni non sarebbero altro che semplici punti di pressione ad indicare il posizionamento degli aghi. Recenti studi ulteriori hanno però rinvenuto uno di questi disegni nella zona del petto, non interessata da fenomeni di artrosi, riaprendo la questione sulle loro funzionalità.