Mattia Marchesello, nato nel 2000, di San Donà di Piave, è il giovane calciatore dell’AC Noventa, che lavorava come impiegato presso la Piave Plastic, morto a causa di un tumore al cervello contro il quale lottava dal 2021. Mattia era il figlio di Camilla Bincoletto e Sebastiano Marchesello, ex giocatore e allenatore. Suo nonno realizzava scarpe da calcio su misura. A sua madre ha affidato delle lettere che ha fatto avere ai suoi amici, mentre alla psicologa che lo seguiva, Leila Gasparotto, ha consegnato la lettera da consegnare ai suoi genitori, dopo la sua morte.
Come scrive il Messaggero, Mattia era un appassionato di calcio ed era cresciuto in una famiglia dedita allo sport. Aveva iniziato a tirare i primi calci al pallone già all’età di 5 anni, all’oratorio. Poi il passaggio all’Ac Noventa, dove ha fatto tutta la trafila delle giovanili. Al momento di fare il salto in prima squadra, lui attaccante talentuoso dagli oltre trenta gol a stagione, viene dato in prestito prima al Gainiga, poi al Meolo. Ma in quest’ultima società non ci è mai approdato.
A giugno 2021 Mattia inizia ad avere i primi sintomi della malattia. A dicembre, sotto Natale, dopo diversi controlli medici, arriva la diagnosi di tumore al cervello e non c’è molto che si possa fare. Mattia è costretto a rinunciare al lavoro e al calcio, ma all’insaputa di sua mamma, trova il modo di organizzare un ultimo viaggio a Barcellona.
@mattiamarchesello Paola non mi vuole più🙁 #perte #neiperte ♬ suono originale – Mattia Marchesello
Poco prima di andarsene, ha chiesto a sua madre di scrivere per lui dei pensieri da mettere giù. Erano delle lettere da consegnare alle persone a cui ha voluto bene. Nelle lettere c’è scritto: “Voglio che le persone mi ricordino con il sorriso. E voglio che tutte le persone che pensano a me, lo facciano con il sorriso” Nella lettera ai genitori, affidata alla dottoressa Gasparotto, invece c’è scritto: “Non hai bisogno di niente, oltre alla tua famiglia. Questo è quello che penso. Non ho bisogno di ragazze, a me basta quello che ho, a me basta la mia famiglia. Arrabbiarsi? Con chi dovrei essere arrabbiato? Sono stato un po’ sfortunato, ma con chi devo avercela? Avrei potuto vivere meglio la mia vita, però non mi lamento. Spero di essere stato educato. Spero che le persone non ci rimangano troppo male… questo e basta… Il rispetto a me sembra di averlo messo sempre e non posso non rispettare la malattia e quello che ha imposto. Ad avere un po’ di anni in più sarebbe andata meglio, ma va bene così… Sono tranquillo, come sempre. Mi dispiace per chi mi è venuto dietro… Mi mancano già i tagliolini di Carmine”