Marco Bergamo potrebbe essere implicato nell’omicidio di Simonetta Cesaroni, nel 1990: tra le motivazioni principali di questa teoria, il confronto tra il modus operandi del mostro di Bolzano e quello dell’assassino del delitto di Via Poma, a Roma, ma anche la testimonianza dell’operatrice videotel, secondo la quale Bergamo e Cesaroni si sarebbero conosciuti in chat e poi incontrati di persona.
Questa, almeno, è l’ipotesi che è stata presa in considerazione ed analizzata all’interno del libro Anatomia di un serial killer – Marco Bergamo, storia del mostro di Bolzano, scritto da Paolo Cagnan, oggi co-direttore de Il mattino di Padova e di altri tre quotidiani veneti. Ma come potrebbe Bergamo essere responsabile anche di uno dei più famosi cold case della cronaca italiana? A renderlo un sospettato è, senza alcun dubbio, il suo profilo. Dal 1985 al 1992, infatti, Il mostro di Bolzano ha commesso una serie di omicidi che gli sono valsi una condanna all’ergastolo nel 1994.
Oltre a questo, poi, Cagnan mette in evidenza ben 10 elementi piuttosto importanti. Il primo è la comparazione sul sangue e sul Dna del possibile assassino di via Poma con il profilo biologico e genetico di Bergamo. Il secondo, invece, prende in considerazione proprio il modus operandi del serial killer. La dinamica, infatti, sembra seguire tre fasi precise: rifiuto, schiaffo, raptus omicida. Terzo elemento essenziale è il feticismo, un aspetto ricorrente nei sei delitti presi in esame e comparati.
A questi, poi, si aggiungono anche altri particolari come la somiglianza fisica tra Simonetta Cesaroni e le altre vittime di Bergamo, la testimonianza di un’ex moderatrice di alcune chat del Videotel secondo la quale Simonetta e Marco si erano conosciuti in questo spazio virtuale. Per finire con le ripetute assenze dal lavoro di Bergamo, oltre alla revisione del suo alibi proprio per il 7 agosto 1990.
“Sono tutte coincidenze che bisogna prendere in considerazione. Marco Bergamo potrebbe essere l’assassino di Cesaroni” – ha dichiarato Cagnan durante la presentazione del suo libro, come riportato dal Corriere del Trentino – “Ho guardato tutte le carte, ho incrociato i dati e ho trovato alcuni gruppi di importanti di parallelismi. Il primo riguarda la genetica forense, cioè il gruppo sanguigno di Bergamo che coincide con quello dell’assassino di via Poma. Il secondo elemento è l’analisi della scena del delitto e quindi il modo con cui il killer di via Poma uccise Cesaroni: ci sono tantissime caratteristiche che ritornano anche nei delitti di Bergamo. La mia ipotesi è che i due si conobbero attraverso le chat usate all’epoca. Si potrebbe ora paragonare il Dna di Bergamo con quello del killer di via Poma, con gli strumenti attuali: se fossero compatibili ci sarebbe già un elemento molto rilevante”
Ricordiamo, infatti, che in questa data a via Poma n.2, Simonetta Cesaroni viene uccisa, probabilmente nelle ore del primo pomeriggio. Da quel giorno sono trascorsi trent’anni in cui non è stato possibile rintracciare l’effettivo responsabile. Durante le indagini sono stati indicati come probabili colpevoli Pietrino Vanacore, Federico Valle e Raniero Busco. Tutti, però vengono scagionati per non aver trovato un’effettiva evidenza di coinvolgimento. A marzo del 2022, comunque, la procura di Roma ha riaperto un fascicolo a carico d’ignoti. Il che vuol dire che il caso è tutt’altro che chiuso.