L’omicidio del piccolo Lorys Stival, ucciso a Santa Croce Camerina il 29 novembre 2014 non ha un movente chiaro, perché nel corso delle indagini sua madre Veronica Panarello ha fornito tre versioni diverse dell’accaduto, tanto che nelle motivazioni della sentenza a 30 anni di reclusione emessa nel 2017 il gup Andrea Reale disse che il movente era stato “un dolo d’impeto, nato dal rifiuto del bambino di andare a scuola quella mattina e dal diverbio nato con la madre, il contenuto è conosciuto soltanto all’imputata”
Dopo essersi dichiarata estranea ai fatti per quasi un anno, la Panarello iniziò a rilasciare alcuni particolari. La prima versione racconta di un capriccio da parte del bambino che quel giorno non voleva andare a scuola, scatenando una reazione eccessiva da parte della madre. Riguardo questa versione, come scrive La Sicilia, il tribunale del riesame di Catania, nel 2015 disse che la miccia del delitto era stata “propiziata da un capriccio di Loris che, sconvolgendo i piani di Veronica Panarello, vuole rimanere con la mamma, incuriosito dal suo look esteticamente curato per andare a un corso di cucina al castello di Donnafuga”
Successivamente questa storia viene ritrattata e sostituita con una relativa ad una sorta d’incidente domestico. Secondo la Panarello, dunque, lei era in bagno a lavare i panni. Il figlio, giocando con le fascette di plastica da elettricista, se le sarebbe strette al collo da solo e senza accorgersene si sarebbe strangolato. A quel punto la madre, sentendo le urla di Lorys, avrebbe tentato di soccorrerlo solo quando era ormai troppo tardi. Temendo la reazione da parte del marito Davide Stival, avrebbe caricato il figlio morto in macchina per poi gettarlo nel canalone del Mulino Vecchio nascondendo anche lo zainetto.
A questa versione, però, ne succede una terza completamente diversa nel 2016. Qui la donna dichiara che ad uccidere il piccolo Lorys è stato il nonno paterno. Alla base del delitto ci sarebbe una relazione clandestina con il suocero, che il bambino avrebbe scoperto e minacciato di raccontare al padre. Per questo motivo, sempre secondo la Panarello, il nonno lo avrebbe ucciso strangolandolo con un cavo elettrico per poi gettarlo nel canalone.
Ovviamente il suocero Andrea Stival ha respinto le accuse come calunnie annunciando una querela contro Veronica Panarello. Ad oggi, dunque, non si comprendono le motivazioni effettive di questo delitto così efferato riconducibile solo ad una condizione psichiatrica compromessa della madre. La donna è stata condannata a trent’anni di reclusione per omicidio e oggi è ancora in carcere. Una sentenza confermata anche dalla Corte Suprema di Cassazione il 2019.