Francesco Cossiga, Ministro dell’interno, Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, soffriva di depressione e bipolarismo. A dichiararlo è stata la figlia Anna Maria Cossiga, saggista e docente di antropologia culturale e geopolitica.
Durante un’intervista con Aldo Cazzullo per Il Corriere della Sera, ha ricostruito la figura del padre privilegiando l’aspetto privato e meno quello pubblico. In quest’ambito, dunque, è stato messo in evidenza un disagio psicologico che Cossiga ha portato avanti per gran parte della sua esistenza.
Curava la depressione. Era bipolare. Lui stesso parlava dell’omino bianco, giocoso, allegro, e dell’omino nero, che vedeva tutto negativo. È una delle tante cose che ha passato anche a me, anche se in forma più leggera. Ma mi ha anche insegnato a non vergognarmi di avere un disagio psicologico. Rimase malissimo, comunque, quando Scalfari scrisse che prendeva il litio, lo faceva passare per matto.
Dall’intervista, poi, fuoriescono anche altri momenti essenziali per l’uomo Cossiga e per tutto il paese. Uno di questi, inevitabilmente, è il rapimento di Aldo Moro e il suo successivo assassinio. In quel caso, stando sempre a quanto dichiarato dalla figlia, il partito, decise di anteporre lo Stato all’uomo. Una soluzione che Cossiga ha accettato e condiviso ma che è pesata su di lui fino alla fine.
Anna Maria Cossiga, infatti, ricorda come il padre si fosse considerato responsabile della morte di Aldo Moro, lo stesso che vedeva come il suo maestro di politica. Del rapimento parlarono poco, spiega Anna Maria, ma quando arrivò la notizia dell’omicidio fu un colpo molto duro: “Ne soffrì enormemente. Ogni tanto ripeteva: “L’ho ucciso io”. E non nel sonno, come è stato scritto. Da sveglio”
Non mancano rivelazioni divertenti e sorprendenti. Anna Maria Cossiga svela che suo padre era severo e rigoroso, ma aveva tanti punti deboli. Amava lo spionaggio e “gli piaceva spiare per sapere le cose prima degli altri”, tanto che in un’occasione fece seguire la figlia da agenti dei servizi segreti. Ampio spazio al rapporto tra Cossiga e i colleghi politici, da D’Alema, Berlusconi, Andreotti e Craxi, ma Cossiga era anche quello che prendeva un té con i terroristi:
“Aveva sempre la casa piena di gente. Una volta trovai in salotto Francesca Mambro e Giusva Fioravanti che prendevano il tè. Rimasi basita. Ma lui mi disse: “Figlia mia, per la strage di Bologna sono innocenti”. Un’altra volta trovai Adriana Faranda, la brigatista. Quella volta spiegò: “Figlia mia, lo Stato deve fare pace con i terroristi sconfitti”
L’aneddoto più gustoso – nel vero senso della parola – è quello su D’Alema: “Quando Berlusconi disse che i comunisti mangiavano i bambini, babbo mandò a D’Alema un bambino di marzapane”