Mariposa, termine di origine spagnola comunemente usato anche in Sardegna, significa farfalla e può anche essere usato in senso più esteso per indicare qualcosa o qualcuno che è “leggero come una farfalla”. La parola è divenuta di uso comune nell’isola italiana dopo i circa tre secoli di dominazione spagnola, ed è di etimologia incerta.
Secondo le indagini condotte dallo studioso Ricardo Soca nel suo La fascinante historia de los palabras, la parola deriverebbe dalla contrazione di una fraase presente in alcune filastrocche o canzoni per bambini, in cui l’insetto veniva chiamato con comuni nomi di persona come “Maria”, e veniva successivamente invitato a fermarsi (“posarsi”) in modo da poterne meglio ammirare la bellezza.
Mariposa, peraltro, avrebbe anche in sardo, un significato completamente diverso, di origine catalana, stante ad indicare i lumini delle lampade utilizzate in tempi antichi per le cerimonie funebri (andando poi a rappresentarere per estensione le lampade stesse); come si legge nella pagina FB Incanti di Sardegna, “Per la precisione, “sa mariposa” era il galleggiante costituito da un pezzo di erba palustre disseccata, “sa spadua” (tifa), in cui si infilava uno stoppino di cotone che veniva messo sull’olio contenuto in una ciotola di terracotta.
In tempi più vicini a noi, moderni, si poteva trovare nelle botteghe paesane una versione tecnologicamente più avanzata dell’oggetto: triangolini di sottile latta bucata al centro sostenuti ai vertici da pezzetti di sughero, venduti già pronti dentro contenitori di cartone.
Numerose “mariposas” venivano accese e sistemate nella stanza dove era esposta la salma da vegliare e la loro luce fioca e tremolante si snodava nel corteo funebre fino alla sepoltura. Con questo significato, la parola ci proviene dal catalano“.
L’elegante parola è tornata in auge di recente come titolo della canzone di Fiorella Mannoia a Sanremo 2024