Pubblicato il 20 marzo 1852 nella sua versione totale, anche se le pubblicazioni iniziarono a puntate sul The National Era il 5 giugno dell’anno prima, La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe è uno dei romanzi più influenti della letteratura americana. Scritto in risposta al Fugitive Slave Act del 1850, che obbligava alla restituzione degli schiavi fuggiti anche negli Stati liberi, il libro ha avuto un impatto profondo sull’opinione pubblica, contribuendo a rafforzare il movimento abolizionista e a intensificare le tensioni che portarono alla Guerra Civile americana.
La trama ruota attorno a Tom, uno schiavo afroamericano venduto per saldare i debiti del suo padrone. Attraverso le sue vicende e quelle di altri personaggi, Stowe denuncia le atrocità della schiavitù, mostrando come essa distrugga famiglie e annienti la dignità umana. Tom, figura di profonda fede cristiana, affronta le sue sofferenze con dignità, diventando simbolo di resistenza morale.

Il romanzo, inaspettatamente per i tempi, riscuote un successo immediato, vendendo ben 300.000 copie solo nel primo anno negli Stati Uniti. Tuttavia, l’opera non è stata certo esente da critiche. Nel Sud degli Stati Uniti, infatti, nasce la cosiddetta “letteratura anti-Tom”, che cerca di difendere la schiavitù e di sminuire le denunce del romanzo. Inoltre, nel tempo, il termine Zio Tom è stato usato in senso dispregiativo per indicare una persona afroamericana eccessivamente servile verso i bianchi, distorcendo completamente il significato originale del personaggio.
Nonostante le controversie, però, La capanna dello zio Tom rimane un’opera fondamentale per comprendere la storia della schiavitù negli Stati Uniti e l’evoluzione della coscienza sociale americana. L’opera, infatti, ha avuto il merito di trasformare la schiavitù da questione politica a problema morale e personale, toccando le coscienze di milioni di lettori e contribuendo a cambiare il corso della storia.