Il rischio di contrarre l’ameba mangia-cervello, soprattutto nei bambini, attraverso i lavaggi nasali c’è ed è potenzialmente fatale. Lo conferma la Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica (Siaip), riunita negli scorsi giorni in congresso a Genova. L’invito dai parte dei medici, dunque, è quello a mantenere sempre alta la guardia nei confronti di una pratica molto usata per dare sollievo ai piccoli, invitando i genitori a essere scrupolosi sulla qualità del liquido utilizzato. L’allarme, infatti, è cresciuto dopo la segnalazione negli USA di 10 casi di contagio da ameba, in seguito a lavaggio nasale con acqua di rubinetto.
Ma vediamo nel dettaglio. L’ameba-mangia cervello è un parassita che si sviluppa in acqua. Come abbiamo raccontato qui, la Naegleria fowleri, questo il nome scientifico del protista, si trova esclusivamente in acque dolci e nell’acqua del rubinetto. Sopravvive alle alte temperature (non oltre i 100 gradi). Esso è presente anche nelle acque termali o nelle piscine non trattate (o non sufficientemente trattate) con cloro.
Ecco perché per i lavaggi nasali dei bambini si deve usare solamente acqua distillata, sterilizzata, bollita o filtrata. Evitando di usare direttamente quella casalinga. Altrimenti, c’è la possibilità di contrarre una meningoencefalite amebica primaria. Una patologia gravissima che, seppur rara, ha un decorso per il 95% delle volte mortale.
Al momento, non si registrano casi in Italia, ma il fatto che nel mondo ci siano bambini che hanno contratto l’ameba mangia-cervello in questo modo, testimonia che il problema sia serio. Il parassita, infatti, entra nel corpo proprio attraverso la cavità nasale. I lavaggi, dunque, sono una via d’accesso privilegiata per l’organismo tossico.