Questo fenomeno è normale tra gli esseri umani e capita anche a chi con la voce ci lavora. Riascoltare la nostra voce, in un messaggio o in un video, risulta straniante. A tal punto da non riconoscerla. Come mai? C’è una motivazione fisica molto semplice. E dipende dal modo in cui percepiamo i suoni. Quando ascoltiamo la voce di un’altra persona, arriva alle nostre orecchie tramite l’aria. Invece, la nostra voce attraversa altri “filtri”. Passa sì dall’aria, ma anche dalle ossa del cranio, che fanno da cassa di risonanza, dalle corde vocali e dalla laringe. Fino alla coclea, l’organo dell’orecchio a forma di chiocciola che trasforma il suono in impulsi nervosi comprensibili al cervello umano, permettendo così la loro percezione. Tutta questa serie di passaggi ha un effetto sul modo in cui riceviamo la nostra voce, che ci appare più profonda, rotonda.
Al contrario, la nostra voce, percepita solo dall’esterno come accade quando è registrata o ascoltiamo un messaggio su WhatsApp, ci sembrerà più acuta, quasi diversa da quella che noi conosciamo.
C’è un secondo elemento, inoltre, da valutare: la registrazione. L’uso del microfono, infatti, produce una distorsione pur minima. E questo non fa che aumentare il senso “estraneità”. Insomma, non siamo abituati a risentirci, per noi non è una questione naturale, perciò ci dà fastidio.
Infine, dobbiamo valutare un terzo fattore importante, spesso sottovalutato: quello fisiologico. Ogni essere umano ha una voce unica, fatta una mescolanza originale di intensità, altezza e timbro. Eppure, la voce si trasforma con il crescere dell’età. Pensate al passaggio da infanzia a età adulta. La voce di un ragazzo scende di circa un’ottava entro i sedici anni, quella femminile di circa due toni entro il quindicesimo anno. La voce cambia anche durante la gravidanza e si abbassa, invece, dopo la menopausa. Ognuna di queste caratteristiche ha un peso nella percezione della voce, che effettivamente non sembra più la nostra perché cambia rispetto ad altri momenti della nostra vita.
Come scritto in apertura questo è un fenomeno diffusissimo e per niente anomalo. Anche attrici e attori o gli speaker professionali hanno questa sorta di fastidio. Nulla di anomalo, però, dipende solo dalla nostra conformazione anatomica e da una questione squisitamente di fisica.