Negli Stati Uniti si sta monitorando attentamente la situazione di alcuni allevamenti, dopo la scoperta di un focolaio di infezione da virus H5N1, ovvero quello responsabile dell’aviaria. Ormai, infatti, sarebbe endemico nei bovini da latte. Con possibili contaminazioni del latte. In particolare a destare preoccupazione è lo stato delle acque reflue di nove città del Texas, dove il virus sarebbe stato identificato.
Il virus si è diffuso in decine di allevamenti e ci sarebbe stato anche un caso di contagio umano. A quanto pare i bovini sarebbero asintomatici e quindi in questo modo è sempre più complicato identificare una possibile infezione. Il problema è che tracce di RNA virale sarebbero state trovate in 150 prodotti lattiero-caseari prodotti in impianti di lavorazione di 10 Stati.
Gli esperti minimizzano il pericolo specificando che questo non rappresenti un rischio per la salute umana. La pastorizzazione del latte, infatti, riduce ogni tipo di contagio, neutralizzando la pericolosità di batteri e virus. Ovviamente, il consiglio è quello di consumare sempre latte pastorizzato e mai crudo. Eventualità comunque remota, visto che nelle grandi città non si hanno a disposizione mucche da latte. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dunque, il rischio di una pandemia di aviaria è basso, poiché l’adattamento del virus all’uomo non è ancora efficiente. La situazione, però, è costantemente sotto controllo.
Meno conciliante l’infettivologo Matteo Bassetti, primario del Policlinico San Martino di Genova. “Prima nel latte, ora nelle acque reflue: è un pessimo segnale“, ha dichiarato. Ciò vuol dire che “Il virus è molto più vicino all’uomo di quanto potessimo pensare fino a un mese fa“.