Alla fine sono poche le sequenze dei film che si riesce a ripetere quasi per intero. E che si affacciano nella nostra vita quotidiana. La scena degli spaghetti di Alberto Sordi in Un americano a Roma appartiene a questo novero. Il regista Steno girò la scena in un solo ciak, sfruttando il carisma e la “follia” creativa di Albertone che trasformò una normalissima pagina di sceneggiatura (firmata tra gli altri da Lucio Fulci ed Ettore Scola), in un capolavoro di tempi comici.
Sordi fu creativo anche il fotografo di scena Alessandro Canestrelli, che immortalò l’attore in una delle sue foto più emblematiche, come confermato dal figlio. “Mio padre era un uomo semplice e quindi gli ha detto ‘Albe’ ti prego di’ maccherone me te magno e andiamo al cestino’. Solo che aveva davanti un genio e Alberto rese quella scena immortale“. Canestrelli scattò tantissime pose di Sordi con gli spaghetti, ma di quel servizio rimasero solo tre copie.
Girato nel 1954 da Steno, sviluppando un personaggio visto in Un giorno in pretura, Un americano a Roma è la storia di Ferdinando Mericoni, detto Nando, un giovanotto capitolino innamorato dell’America. A tal punto da scimmiottare i comportamenti più assurdi pur di passare per americano. Qualche esempio? Rinunciare alla cucina di mammà, per un energetico pasto a stelle e strisce. Con risultati esilaranti.
La scena degli spaghetti
Roma, interno notte, Nando Mericoni torna nella sua casa di Trastevere dopo una serata al cinema passata guardando (tanto per cambiare) un western. I genitori (gli unici oggetti di casa che Nando non è riuscito ad americanizzare) dormono, ma sono risvegliati dal baccano che fa il loro unico figlio. Disinteressato dalla cosa, Nando fa un’entrata trionfale in cucina e si avvicina al tavolo dove la santa donna di sua madre gli ha lasciato in caldo la cena. Nella fattispecie un piatto di spaghetti (che Nando chiama maccaroni).
Nando è (fintamente) deluso dal vedere la pasta. Prima la denigra: “Maccaroni? Questa è roba da carrettieri, io non mangio maccaroni“. Poi, passa ad altro e si prepara una fetta di pane, yogurt e mostarda (la senape). Una cosa francamente immangiabile che il ragazzo rifiuta al primo morso. A questo punto si avventa sul piatto di pasta pronunciando la celebre battuta: “Maccarone… m’hai provocato e io te distruggo, macaroni! Io me te magno!“.
La scena è rimasta nella storia ed è stata citata anche Carlo Verdone, figlioccio di Sordi, nel suo cult del 1980, Borotalco.