Il buio oltre la siepe è uno dei titoli più conosciuti dagli appassionati di letteratura. Quando il romanzo firmato da Harper Lee esce l’11 glio del 1960 negli U.S.A. e subito dopo in Italia edito da Feltrinelli, tutti gridano al capolavoro indiscusso.
Non è un caso, infatti, che ottenga il Premio Pulitzer nello stesso anno. E che nel 1962 sia anche adattato per il grande schermo per la regia di Robert Mulligan, con Gregory Peck. La storia, infatti, mette in luce le problematiche razziali all’interno di uno stato come l’Alabama, ma anche la violenza sugli innocenti. Aspetti che, in qualche modo, sono stati riassunti all’interno di un titolo che ha generato sempre qualche perplessità.
Iniziamo con il dire che Il buio oltre la siepe è una libera interpretazione italiana che, però, non rispecchia la scelta originale. Il romanzo, infatti, esce in America con il titolo di To Kill a Mockingbird, ossia Uccidere un usignolo. In questo caso la scelta è caduta sulla figura rappresentativa di una degli uccellini più indifesi presenti in natura. Un riferimento figurato, dunque, a quanto avviene all’interno del romanzo. Si tratta dell’accusa di stupro nei confronti di un giovane solo perché di colore. Unita all”invasione nella vita privata di un vicino di casa dei due ragazzi, Boo Radley, un uomo schivo e solitario.
La Feltrinelli, da parte, sua, ha deciso di optare per Il buio oltre la siepe, un altro titolo figurato in cui l’oscurità rappresenta ciò che non si conosce, l’ignoto che si può trovare anche oltre il confine del proprio giardino. Ed anche in questo caso il riferimento è sempre al personaggio di Radley che, per quanto vicino, rappresenta comunque una figura potenzialmente minacciosa perché non si conosce nulla di lui. Il titolo, dunque, rimanda al timore che. nasce nei confronti di ciò che non ci è familiare. Lo stesso identico stato d’animo che per molti anni, ed ancora oggi, anima il razzismo.