Emma, il film diretto nel 2020 da diretto da Autumn de Wilde ed interpretato da Anya Taylor-Joy, finisce esattamente come scritto da Jane Austen, nel suo romanzo omonimo. La giovane protagonista, infatti, dopo aver trascorso del tempo ad intrecciare trame romantiche a spese della sua cerchia più intima di amicizie, si rende conto di provare dei sentimenti per Mr. Knightley. L’uomo, da parte sua, è innamorato di Emma da lungo tempo. Tuttavia, non ha mai osato farsi avanti per paura di non essere ricambiato. I due, infatti, sono uniti dal matrimonio della sorella di lei con il fratello di Knightley. Una condizione familiare, la loro, che ha permesso di costruire una certa familiarità oltre le convenzioni sociali dell’epoca.
Alla fine, però, i due si confessano i reciprochi sentimenti e convolano a giuste nozze. Proprio come accade ad Harriet, la goffa amica di Emma che, finalmente, accetta la corte di Mr. Martin. Il lieto fine, dunque, è sempre assicurato nelle storie che traggono ispirazione dai romanzi di Jane Austen anche se, mai dal sapore scontato.
Emma, infatti, è un personaggio in evoluzione che deve imparare molto di se stessa. E uscire dal comodo mondo infantile che la circonda e aprirsi alle effettive necessità degli altri. Ed è in questo processo di crescita che l’amicizia e l’amore di Knightley l’accompagna, spesso in modo crudo e profondamente critico. D’altronde la differenza d’età tra i due lo pone in una posizione privilegiata rispetto la comprensione del mondo.
A prima vista, dunque, Emma, già interpretata da Gwyneth Paltrow nel 1996, può essere considerata uno delle protagoniste più superficiali e fastidiose tra tutte quelle uscite dalla penna della Austen. Pur non avendo la caparbietà e l’intelligenza di Elizabeth Bennet, però, è l’eroina cui spetta l’evoluzione più evidente, dimostrando, ancora una volta, che la copertina di un libro non racconta quasi mai cosa è custodito al suo interno.