Secondo una tesi sostenuta fino a pochi anni fa, Giulio Cesare avrebbe sofferto di epilessia. Una condizione che, nell’antichità, veniva vista come una sorte di benedizione, un morbo sacro che evidenziava l’intervento della divinità nella vita dell’uomo. Per questo motivo, dunque, sia Cesare che, successivamente Augusto, hanno sempre sostenuto con enfasi questa teoria senza nasconderla ma, anzi, amplificandola. Ma sarà stato veramente così? A smentire tutto è arrivata una nuova ricerca portata avanti da due ricercatori dell’Imperial College di Londra, il medico Francesco Galassi e il collega chirurgo Hutan Ashrafian.
Partendo dagli scritti dell’epoca, infatti, i due hanno esaminato i sintomi degli attacchi che riporterebbero, molto più semplicemente, ad una serie di micro ictus. Una condizione che sarebbe addirittura ereditaria, considerato che il padre e un altro antenato di Cesare sono morti allacciandosi semplicemente i calzari. A testimoniarlo niente meno che Plinio il Vecchio.
A questo si aggiunge la sintomatologia e gli effetti collaterali mostrati dal condottiero romano. Tra questi le vertigini, l’insensibilità agli arti e persino le cadute di cui raccontano i suoi biografi. Oltre a questo, poi, verso la fine della sua vita Cesare ha iniziato a mostrare segni di depressione e repentini mutamenti del comportamento. Due campanelli d’allarme importanti che possono essere imputati proprio a delle micro lesioni celebrali.
Le cronache del tempo, ad esempio, ricordano come Cesare abbia reagito in modo piuttosto scomposto ascoltando un’orazione di Cicerone. Questo, infatti, iniziò a tremare, divenne pallido e fece cadere dei documenti che aveva tra le mani. Una serie di cause legate effettivamente al sopraggiungere di un malore. Tutto questo cambia la percezione storica che si ha di Giulio Cesare, considerato una delle figure più importanti della Roma pre imperiale? Assolutamente no ma, piuttosto, contribuisce a definire un nuovo concetto di debolezza fisica che nulla ha a che vedere con la grandezza morale.