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Home » Spettacolo » A cosa è ispirato Eyes Wide Shut ultimo film di Stanley Kubrick?

A cosa è ispirato Eyes Wide Shut ultimo film di Stanley Kubrick?

Ecco qual è il racconto che ha ispirato Eyes Wide Shut, ultimo film girato da Stanley Kubrick, uscito il 16 luglio 1999.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino16 Luglio 2024
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eyes wide shut
Nicole Kidman e Tom Cruise in una scena di Eyes Wide Shut (fonte: Warner Bros.)
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Eyes Wide Shut, ultimo film di Stanley Kubrick, uscito il 16 luglio 1999, è tratto dal romanzo dell’austriaco Arthur Schnitzler, Doppio Sogno. Il racconto aveva affascinato il regista per la capacità di scandagliare i segreti più intimi di una coppia all’apparenza felice. E soprattutto, per il ruolo del mondo onirico nella storia.

Già dal 1971 Warner Bros. aveva anticipato che Kubrick avrebbe lavorato su Traumnovelle (questo il titolo originale del romanzo). Ma come spesso succedeva nella vita del leggendario autore, sarebbero passati molti anni prima di iniziare il lavoro su sceneggiatura e riprese. Nel 1994, con l’aiuto di Frederic Raphael, arrivò il primo script.

eyes wide shut
Nicole Kidman e Tom Cruise in una scena di Eyes Wide Shut (fonte: Warner Bros.)

Le riprese di Eyes Wide Shut, titolo il cui significato vi avevamo già raccontato qui, iniziano il 4 novembre del 1996 e si concludono il 3 febbraio 1998. Protagonisti? Tom Cruise e Nicole Kidman, all’epoca sposati anche nella realtà. La loro intimità era percepibile in ogni singola scena. I due poi si si sarebbero separati a breve.

Pubblicato nel 1926, Doppio Sogno racconta la storia di Fridolin e Albertine che, di ritorno da un ballo in maschera, discutono di tradimenti. Di lì a poco il dottor Fridolin inizia un’avventura notturna a Vienna tra veglia e sogno, che mette in gioco la sua intera esistenza.

Kubrick è sufficientemente fedele alla storia, che ruota attorno alla confessione di Albertine di aver provato attrazione verso uno sconosciuto. Angosciato da quello che sente come un tradimento, per quanto mai realizzato dalla donna, Fridolin vaga per la città, resiste alle avances della figlia di un paziente deceduto, incontra un amico che lo introduce a delle feste scabrose. Si reca a una di queste, con un costume. A un passo dall’abisso, Fridoline torna nel “mondo reale”. Chiedendo alla moglie quale sarebbe stato il prossimo passo. Albertine gli dice:

“Essere grati al destino, immagino, che ci ha concesso di uscire senza danni dalle nostre avventure… Da quelle reali e da quelle sognate“.

Kubrick trasforma questa frase in una battuta passata alla storia. In un finale che di epico ha nulla, passato comunque alla storia.

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