Il matrimonio del mio miglior amico finisce con l’indimenticabile battuta di George (Rupert Everett): “Ed ecco, all’improvviso la folla si apre e appare lui, bellissimo. Elegante, raggiante nel suo carisma. Stranamente è al telefono ma, del resto, anche tu! Allora viene verso di te con il passo agile di un felino e, benché tu a ragione intuisca che è gay, come la maggior parte degli scapoli di sconvolgente bellezza della sua età, ti dici, ma che diavolo! La vita continua. Forse non ci sarà matrimonio, forse non ci sarà sesso ma, perdinci, ci sarà almeno il ballo!”.
Nei panni dell’amico George, infatti, è arrivato a consolare e sostenere Joanne (Julia Roberts), dopo il matrimonio di Michael (Dermot Mulroney) con Kimmy (Cameron Diaz). Così, al suono di I Say a Little Pray for You, i due volteggiano sulla pista da ballo sperando in un futuro ricco di amore e ironia.
Diretto da P.J. Hogan nel 1997, il film è una delle commedie romantiche più amate dal pubblico. A dimostrarlo è stato soprattutto il grande successo di botteghino ottenuto al momento sella sua uscita. Ancora oggi, però, questo conserva un posto importante tra i guilty pleasure di maggior successo.
E come non potrebbe visto che la base di questa storia è l’eterna diatriba tra amore e amicizia? Joanne, infatti, è una donne forte, autonoma e di successo. Il suo rapporto con Michael nasce negli anni del college e dopo, una breve relazione si trasforma in amicizia. Ma sarà veramente così?
Quando il ragazzo le annuncia il suo matrimonio ogni cosa sembra prendere una diversa prospettiva. Capisce, infatti, di averlo sempre amato. Per questo decide di partecipare ai preparativi del suo matrimonio con l’intento di boicottarlo. Una situazione che si preannuncia ironicamente disastrosa. In quel contesto, infatti, Joanne impara a comprendere la differenza tra amore e possesso.