Close Menu
  • Ambiente
    • Animali
  • Attualità
  • Cultura
    • Misteri
    • Storia
  • Lifestyle
    • Bellezza
    • Cibo
    • Moda
    • Sesso
    • Viaggi
  • Spettacolo
  • Sport
  • Web
CultWeb.it
  • Ambiente
    • Animali
  • Attualità
  • Cultura
    • Misteri
    • Storia
  • Lifestyle
    • Bellezza
    • Cibo
    • Moda
    • Sesso
    • Viaggi
  • Spettacolo
  • Sport
  • Web
CultWeb.it
Home » Spettacolo » Cos’è il genere poliziottesco e perché si chiama così?

Cos’è il genere poliziottesco e perché si chiama così?

Non poliziesco, ma poliziottesco, il genere amato da Quentin Tarantino che ha reso famosi i b-movies all'italiana. Ecco cos'è.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino17 Ottobre 2024
Facebook WhatsApp Twitter Telegram
Franco Gasparri è mark il poliziotto
Franco Gasparri è Mark il poliziotto (fonte: Libero)
CONDIVIDI
Facebook WhatsApp Telegram Twitter Email

Il poliziottesco era un genere di grande diffusione negli anni ’70 incentrato su storie che vedevano come protagonisti dei poliziotti dai modi spiccioli, ai limiti della legalità. La stortura del nome, non poliziesco, ma poliziottesco appunto, allude a un modo molto “italiano” di raccontare queste vicende, ispirate alla cronaca nera dell’epoca, intrise di violenza, anche molto esplicita, con pochissime figure femminili di rilievo.

Nato sul finire degli anni ’60 come riflessione su una società che dopo il Boom stava lentamente involvendo, lasciando spazio a bande criminali di varia estrazione e alla lotta armata, è però negli anni ’70 che trova il suo punto massimo. In particolare con La polizia incrimina, la legge assolve di Enzo G. Castellari del 1973. Poi, negli anni ’80 il genere implose, svanendo quasi del tutto. Con l’arrivo di Quentin Tarantino sulla scena cinematografica, però, il poliziottesco trovò nuovi estimatori. Il regista è un grande fan dei cosiddetti b-movies e un sincero fan di autori “minori” come Fernando Di Leo, Enzo G. Castellari, Umberto Lenzi, Bruno Corbucci, Stelvio Massi e tanti altri.

Maurizio Merli in Roma a mano armata
Maurizio Merli in Roma a mano armata (fonte: Prime Video)

Nel poliziottesco a essere protagonista assoluto è il commissario. L’uomo che per far applicare la legge è disposto anche a passarci sopra, anarchico e un po’ misogino. Tra gli interpreti più amati dell’eroe c’è sicuramente il compianto Maurizio Merli, protagonista di un cult assoluto come Roma a mano armata. E della cosiddetta Trilogia del commissario Betti (Roma violenta, Napoli violenta e Italia a mano armata). Ma dobbiamo anche citare Franco Gasparri, ovvero Mark il poliziotto. E Luc Merenda, Franco Nero e, dulcis in fundo, anche Mario Merola.

Indimenticabili anche i villain, i violentissimi antagonisti dei “buoni”. Tra loro, Tomas Milian, John Saxon, Ivan Rassimov.

I temi, dunque, erano semplici e riconoscibili: la lotta alla criminalità, allo spaccio di droga, vero spauracchio degli anni ’70 e ’80, e al terrorismo.

Snobbati dalla critica, amatissimi dal pubblico, i poliziotteschi avevano colonne sonore ancora di culto, per lo più firmate dai fratelli De Angelis, Franco Micalizzi, e anche Ennio Morricone (Milano odia: La polizia non può sparare).

Condividi. Facebook WhatsApp Twitter Telegram Email

Potrebbero interessarti anche

The Blues Brothers

Tutti i grandi della musica R&B in The Blues Brothers

20 Giugno 2025
La locandina de "Lo Squalo" (Jaws), uscito il 20 giugno 1975

Lo squalo compie 50 anni e Steven Spielberg chiede scusa alle creature marine

20 Giugno 2025
John Williams e Steven Spielberg

John Williams ha davvero ‘rubato’ a Stravinsky per la colonna sonora di Lo Squalo? Quei due accordi sono epici

20 Giugno 2025
Facebook X (Twitter) Instagram
  • Home
  • Chi siamo
  • Staff e redazione
  • Contatti
  • Disclaimer
  • Cookie Policy
  • Privacy Policy
© 2025 CultWeb.it proprietà di Digital Dreams s.r.l. - Partita IVA: 11885930963 - Sede legale: Via Alberico Albricci 8, 20122 Milano Italy - [email protected]

Digita qui sopra e premi Enter per cercare. Premi Esc per annullare.