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Home » Cultura » Storia » La storia oscura del Monopoly: tradimenti, furto d’idee e un’anima anticapitalista

La storia oscura del Monopoly: tradimenti, furto d’idee e un’anima anticapitalista

Un mistero e un possibile plagio. questi sono gli elementi che caratterizzano le origini di uno dei giochi più noti al mondo, il Monopoly.
Tiziana MorgantiDi Tiziana Morganti6 Febbraio 2025
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Il tabellone del Monopoly
Il tabellone del Monopoly (fonte: Pixabay)
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Il Monopoly è un classico intramontabile presente in milioni di case in tutto il mondo. In pochi, però. sanno che la storia delle sue origini è avvolta da un velo di mistero e contraddizioni. Per molti anni, infatti, la versione ufficiale raccontata dalla Hasbro, attuale proprietaria del marchio Monopoly, ha attribuito l’invenzione del gioco a Charles Darrow, un ingegnere disoccupato che, nel 1934, propose alla Parker Brothers un gioco da tavolo di sua creazione. Darrow, ispirandosi alle strade di Atlantic City, avrebbe ideato un sistema di compravendita di proprietà che simulasse il mondo degli affari.

La realtà, però, sembra essere ben diversa. A mettere in luce alcune contraddizioni introno a questa storia sono delle nuove informazioni emerse negli ultimi anni e capaci di mettere in discussione la versione ufficiale. Nel 1903, ben trent’anni prima che Darrow presentasse la sua proposta alla Parker Brothers, un’attrice e scrittrice americana di nome Elizabeth Magie inventò un gioco molto simile al Monopoly, che chiamò “The Landlord’s Game” , ossia Il Gioco del Proprietario Terriero.

Magie, grande sostenitrice delle teorie economiche di Henry George, voleva dimostrare come la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi danneggiasse la società. Il gioco prevedeva denaro fittizio, acquisto di terreni, affitti e tasse, e includeva già spazi come la “prigione” e il “parco pubblico”. Il suo intento era mostrare ai giocatori le conseguenze della speculazione e degli abusi del mercato immobiliare.

Il tabellone del Monopoly contraddistinto dal colore verde e dalle pedine
Il tabellone del Monopoly contraddistinto dal colore verde e dalle pedine – Fonte: Il Sole 24 Ore

Il suo scopo, dunque, era quello di criticare il capitalismo e il monopolio delle terre, promuovendo una visione più equa della società. Il suo gioco, infatti, prevedeva un sistema di tassazione progressiva e incentivi per la cooperazione tra i giocatori, al contrario del Monopoly, che premia la competizione e l’accumulo di ricchezza.

Il gioco si diffuse tra intellettuali di sinistra e studenti universitari, fino a raggiungere una comunità di Quaccheri ad Atlantic City, che lo personalizzarono con nomi di strade locali. Fu in questo contesto che Charles Darrow lo scoprì e, dopo averne appreso le regole, lo vendette come propria creazione alla Parker Brothers nel 1935, guadagnando milioni di dollari. Nel frattempo, Magie vendette il brevetto originale per soli 500 dollari, senza ottenere royalties né riconoscimenti.

Quando il Monopoly diventò un fenomeno globale, Magie si rese conto dell’inganno e denunciò pubblicamente la Parker Brothers, ma il suo nome finì presto nell’oblio. Solo negli anni ’70, grazie a una battaglia legale condotta dall’economista Ralph Anspach contro il monopolio del gioco, la verità venne alla luce: il Monopoly era nato come una critica al capitalismo, ma era stato trasformato nel suo esatto opposto.

Il Monopoly fu messo in commercio il 6 febbraio del 1935, quando Charles Darrow lo presentò alla Parker Brothers, che ne acquisì i diritti e ne avviò la produzione su larga scala. Il gioco ebbe un successo immediato, soprattutto durante la Grande Depressione, poiché offriva ai giocatori l’illusione di ricchezza e potere finanziario. Diventando rapidamente uno dei giochi da tavolo più venduti al mondo.

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