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Home » Cultura » Storia » Dal Cantico delle creature alla festa nazionale: chi era San Francesco d’Assisi che fondò la letteratura italiana

Dal Cantico delle creature alla festa nazionale: chi era San Francesco d’Assisi che fondò la letteratura italiana

Il 4 ottobre 2026 torna festa nazionale per San Francesco d'Assisi. Abolita nel 1977, la festività celebra gli 800 anni dalla morte del santo.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene3 Ottobre 2025
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San Francesco d'Assisi
San Francesco d'Assisi (fonte: Umbria Con Me)
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Il 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, tornerà a essere festa nazionale in Italia a partire dal 2026. La decisione, approvata con voti bipartisan dalla commissione Affari costituzionali del Senato dopo il via libera della Camera dello scorso 23 settembre, segna il ritorno di una celebrazione che era stata cancellata quasi cinquant’anni fa. Il numero delle festività nazionali italiane passa così da 11 a 12, con una novità che assume un significato particolare: il 2026 coincide infatti con l’ottavo centenario della morte del Poverello d’Assisi, patrono d’Italia insieme a Santa Caterina da Siena.

La reintroduzione della festa giunge dopo decenni di assenza dal calendario ufficiale. Nel 1977, la legge 54 abolì diverse festività religiose considerate non essenziali, in nome della produttività economica nazionale. Insieme al 4 ottobre scomparvero dal novero delle feste nazionali anche l’Epifania (poi ripristinata nel 1985), il giorno di San Giuseppe (19 marzo), l’Ascensione, il Corpus Domini e la festa dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno). Una decisione che all’epoca fu motivata principalmente da ragioni di produttività, sacrificando giorni di commemorazione religiosa per incrementare le giornate lavorative.

Il prossimo anno, tuttavia, il 4 ottobre cadrà di domenica, giorno già festivo per definizione. Chi vorrà vedere effettivamente un nuovo giorno rosso sul calendario dovrà attendere il 2027. Secondo il disegno di legge approvato, la giornata sarà inoltre dedicata non solo al santo di Assisi, ma diventerà la “Giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse“, richiamando i valori che Francesco incarnò e che hanno reso Assisi simbolo mondiale di pace e incontro tra popoli.

Francesco d’Assisi nacque nel 1181 o 1182 con il nome di Giovanni di Pietro di Bernardone, figlio di un ricco mercante di stoffe. Battezzato nella cattedrale dedicata a San Rufino, patrono della città, fu poi ribattezzato Francesco dal padre, probabilmente in omaggio alla Francia che aveva contribuito alla fortuna della famiglia attraverso il commercio. La sua giovinezza trascorse nell’agio e nel benessere della borghesia emergente di Assisi, ma la sua vita prese una direzione radicalmente diversa quando decise di spogliarsi di ogni bene materiale per seguire un ideale di vita pauperistica.

Divenuto diacono e fondatore dell’Ordine dei Francescani, Francesco fu proclamato santo da Papa Gregorio IX nel 1228, appena due anni dopo la sua morte avvenuta il 3 ottobre 1226. La sua figura è universalmente riconosciuta per la scelta di condurre un’esistenza da mendicante e predicatore itinerante, comunemente raffigurato con un saio marrone e una corda legata in vita con tre nodi che simboleggiano i voti evangelici di povertà, castità e obbedienza. Nel 1219 si recò persino in Egitto nel tentativo di convertire il sultano Al-Kamil e porre fine alla Quinta Crociata, testimoniando il suo impegno per il dialogo e la pace.

Ma Francesco non fu solo un religioso e mistico. È anche considerato uno degli iniziatori della tradizione letteraria italiana grazie al Cantico delle creature, composto tra il 1224 e il 1226. Quest’opera, scritta in volgare umbro anziché in latino, rappresenta uno dei primissimi testi della letteratura italiana e celebra la bellezza del creato attraverso versi che lodano “frate Sole” e “sora Luna”, rendendo Francesco non solo un santo ma anche un poeta fondamentale per la cultura nazionale. Per questo motivo, nel 1939, Papa Pio XII lo proclamò patrono d’Italia insieme a Caterina da Siena.

Jorge Mario Bergoglio, che da papa si fece chiamare Francesco in onore del Patrono d'Italia
Jorge Mario Bergoglio, che da papa si fece chiamare Francesco in onore del Patrono d’Italia (fonte: Il Mattino)

La reintroduzione della festività comporta naturalmente dei costi per lo Stato. Secondo la relazione tecnica presentata in Parlamento, saranno stanziati 10,6 milioni di euro per coprire le spese derivanti dal giorno festivo aggiuntivo. Di questi, 8,7 milioni andranno ai dipendenti del servizio sanitario nazionale, che riceveranno una maggiorazione trattandosi di lavoro festivo, mentre 1,8 milioni finanzieranno le ore extra delle Forze dell’Ordine, Polizia e Vigili del Fuoco. Anche i lavoratori del settore privato avranno diritto a un giorno festivo retribuito, con maggiorazioni previste per chi dovrà comunque prestare servizio secondo quanto stabilito dai rispettivi contratti collettivi nazionali.

La decisione ha suscitato particolare soddisfazione nella Chiesa cattolica italiana. Il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha accolto con gioia la notizia, sottolineando come questa scelta rappresenti un’occasione per riscoprire la figura del patrono d’Italia in un tempo lacerato da divisioni e tensioni internazionali. “San Francesco, che ebbe tra i suoi principali obiettivi un annuncio di pace, ricorda che è possibile un mondo fraterno, disarmato, dove ciascuno ha il suo spazio, a partire dai più poveri e fragili”, ha dichiarato Zuppi.

La figura di Francesco continua a ispirare anche ai più alti livelli della Chiesa. Nel 2013, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, eletto papa, scelse di assumere il nome pontificale di Francesco, primo caso nella storia della Chiesa. Una decisione che il pontefice stesso motivò con la sua preoccupazione per i poveri e con l’esempio del santo di Assisi, capace di incarnare un messaggio di semplicità, vicinanza agli ultimi e cura del creato che rimane di straordinaria attualità.

La città di Assisi, proprio grazie al suo illustre cittadino, è assurta a simbolo universale di pace. Ha ospitato quattro grandi incontri ecumenici tra esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da Papa Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002, da Papa Benedetto XVI nel 2011 e da Papa Francesco nel 2016. Anche la celebre Marcia per la pace Perugia-Assisi riflette questa eredità spirituale e culturale, confermando come l’esempio del Poverello d’Assisi continui a parlare a credenti e non credenti di ogni latitudine.

Con la reintroduzione del 4 ottobre come festa nazionale, l’Italia riconosce nuovamente l’importanza di una figura che ha segnato profondamente non solo la storia religiosa, ma anche quella culturale, letteraria e civile della Penisola. Un santo che predicò la fratellanza universale, il rispetto per il creato e la dignità dei più deboli, valori che a otto secoli dalla sua morte mantengono intatta la loro forza e necessità.

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