Nel cuore del Mar Rosso, un gruppo di scienziati ha fatto una scoperta che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione degli ecosistemi marini e dell’origine della vita sulla Terra. A migliaia di metri di profondità, sono stati individuati enormi bacini di acqua ipersalina, talmente privi di ossigeno da risultare letali per qualsiasi creatura che vi entri. Questa sorta di “piscine della morte”, oltre a essere tra gli ambienti più estremi del pianeta, conservano sedimenti intatti che potrebbero rivelare informazioni cruciali sulla storia geologica terrestre e offrire indizi sulla possibilità di vita su altri pianeti.

La scoperta è stata effettuata da un team di ricercatori guidati dal professor Sam Purkis dell’Università di Miami, nell’ambito di una spedizione mirata a mappare le profondità inesplorate del Mar Rosso. Utilizzando veicoli subacquei telecomandati e sensori avanzati, il team ha identificato questi bacini anossici, dove il sale è così concentrato da creare un ambiente tossico per la maggior parte delle forme di vita. Tuttavia, proprio questa assenza di attività biologica ha permesso ai sedimenti di depositarsi in modo indisturbato, fornendo un archivio geologico senza precedenti.
Questi strati sedimentari, rimasti intatti per millenni, potrebbero contenere informazioni cruciali sui cambiamenti climatici del passato e sull’evoluzione della Terra. Normalmente, la fauna marina rimescola il fondale oceanico, ma in questi bacini privi di vita il materiale si è accumulato senza essere alterato, permettendo agli scienziati di analizzare tracce di eventi geologici e climatici antichi.
Oltre al loro valore scientifico, questi bacini hanno suscitato grande interesse per la ricerca di vita extraterrestre. Ambienti simili potrebbero esistere su lune ghiacciate come Europa (di Giove) o Encelado (di Saturno), dove vasti oceani nascosti sotto la superficie potrebbero ospitare forme di vita microbica. Studiare le condizioni estreme di questi bacini nel Mar Rosso potrebbe fornire indizi preziosi su come e dove cercare segni di vita oltre la Terra.
Nonostante l’impossibilità di vita, questi bacini rappresentano anche un’opportunità per alcuni predatori marini, che hanno imparato a sfruttare il loro effetto paralizzante. Pesci e calamari che accidentalmente vi si avventurano vengono immediatamente immobilizzati, diventando facili prede per i cacciatori degli abissi, che pattugliano i margini in attesa di un pasto sicuro. Questo fenomeno, raramente osservato altrove, aggiunge un ulteriore livello di complessità a questi misteriosi ecosistemi sommersi.