Ormai Marte non ha più segreti. Prima abbiamo scoperto che un tempo ospitava spiagge e un oceano. Ora, abbiamo capito da cosa dipende il color ruggine che da sempre gli ha attribuito il nome di “Pianeta Rosso”. Grazie a un’innovativa combinazione di dati spaziali e studi di laboratorio, gli scienziati hanno scoperto che il responsabile principale non è l’ematite, come si pensava, ma la ferridrite, un minerale che si forma in presenza di acqua fredda. Questa scoperta non solo ridefinisce la storia geologica di Marte, ma suggerisce anche che il pianeta abbia avuto un passato più umido e potenzialmente abitabile di quanto ipotizzato finora.

Gli scienziati hanno da tempo osservato che Marte è ricoperto da uno strato di polvere fine e ricca di ossido di ferro, il principale responsabile del suo colore rosso. Per anni, si è ritenuto che questa polvere fosse composta principalmente da ematite, un ossido di ferro che può formarsi in condizioni secche, attraverso interazioni con l’atmosfera marziana nel corso di miliardi di anni. Tuttavia, questa teoria presentava un problema: le analisi spettroscopiche delle sonde spaziali non trovavano tracce di acqua nei minerali marziani, cosa che contrastava con l’idea di un Marte un tempo ricco di laghi e fiumi.
Ora, un nuovo studio ha cambiato questa prospettiva. Un team internazionale di scienziati ha analizzato i dati raccolti da numerose missioni spaziali, tra cui il Mars Express e il Trace Gas Orbiter dell’ESA, oltre ai rover della NASA come Curiosity e Perseverance. Per la prima volta, hanno confrontato queste informazioni con esperimenti di laboratorio, replicando la polvere marziana sulla Terra.
Utilizzando un macchinario avanzato per frantumare ossidi di ferro fino a ottenere particelle dello stesso spessore della polvere marziana (circa 1/100 di un capello umano), gli scienziati hanno scoperto che il miglior corrispondente alla polvere osservata su Marte era un mix di ferridrite e basalto. La ferridrite è un ossido di ferro idrato che si forma rapidamente in ambienti con acqua fredda, suggerendo che la “ruggine” marziana si sia formata molto prima del previsto, in un’epoca in cui l’acqua liquida era ancora diffusa sulla superficie del pianeta.
Questa scoperta cambia profondamente la nostra comprensione dell’evoluzione di Marte. Se la ferridrite è presente su gran parte del pianeta, significa che l’acqua liquida è rimasta sulla superficie di Marte più a lungo del previsto, aumentando la possibilità che il pianeta abbia avuto condizioni adatte alla vita. Inoltre, suggerisce che Marte potrebbe aver subito un processo di ossidazione accelerato durante un periodo di intensa attività vulcanica, che avrebbe sciolto il ghiaccio e innescato reazioni chimiche con il ferro presente nelle rocce.
Le implicazioni di questa ricerca sono enormi. I campioni raccolti dal rover Perseverance, che verranno riportati sulla Terra grazie a una missione congiunta NASA-ESA prevista per i prossimi anni, permetteranno di verificare con precisione quanto ferridrite sia effettivamente presente nella polvere marziana. Questo potrebbe fornire nuove prove sulla storia del clima di Marte e sulla sua potenziale abitabilità passata.