George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt, Abraham Lincoln: ecco i nomi dei giganteschi volti raffigurati nel complesso scultoreo noto come Monumento nazionale del Monte Rushmore, un’opera iconica e controversa che sin dalla sua costruzione è diventato una delle attrazioni turistiche di punta degli Stati Uniti d’America. Vediamo allora come e dove è stata realizzata, e perché alcuni la considerano “un santuario della democrazia” mentre per altri è semplicemente un triste simbolo di oppressione e occupazione illegale.
Quella delle Black Hills è una catena montuosa che si estende tra il Dakota del Sud e il Wyoming, e il cui nome di “Colline nere” deriva dal colore scuro che assume la fitta vegetazione sul versante delle sue colline. Quest’area è sacra ai Lakota, tribù discendente dei Sioux, che la conquistarono dai Cheyenne nel 1776; il trattato di Fort Laramie del 1868, firmato da rappresentanti dell’esercito statunitense e dei Lakota, confermò l’assegnazione dell’intera area a questi ultimi. La scoperta di filoni d’oro nelle Biack Hills nel 1874, tuttavia, diede inizio a una vera e propria invasione di minatori e avventurieri bianchi che si insediarono nel territorio dei nativi; il Governo, dal canto suo, fece pressioni sempre più forti sulla tribù affinché abbandonasse l’area, fino a confiscarla del tutto nel 1877.
Nel 1923, allo storico Doane Robinson venne in mente di realizzare un’enorme scultura sui monti delle Black Hills allo scopo di promuovere il turismo nella regione e in tutto il Dakota del Sud; egli condivise il progetto con lo scultore Gutzon Borglum, che scelse il Monte Rushmore come destinazione della monumentale opera per via della maggiore solidità ed esposizione al sole rispetto ai pilastri denominati Needles, primi candidati da Robinson.

Per quanto riguarda il soggetto della scultura, l’idea originaria di Robinson era quella di rappresentare figure rappresentative del West americano: Lewis e Clark, Buffalo Bill e i capi Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo; ma anche in questo caso Borglum si oppose, sostenendo che raffigurare 4 famosi presidenti degli Stati Uniti avrebbe avuto un maggior impatto a livello mondiale. Fu così che vennero scelti Washington, Jefferson, Roosevelt e Lincoln in qualità di simboli di nascita, crescita, sviluppo e stabilità nei primi 150 anni del Paese.
Dopo l’approvazione del Congresso, concessa il 3 marzo 1925, si diede il via ufficiale ai lavori di costruzione il 4 ottobre 1927. Borglum si avvalse di 400 operai, che scolpirono le 4 sculture grandi 18 metri facendo saltare più di 400.000 tonnellate di roccia dalla montagna. Il volto di Washington fu ultimato nel 1934, quello di Jefferson nel 1936 e quello di Lincoln l’anno successivo, mentre fu ultimato solo nel 1939 il volto di Roosevelt. Nel marzo del 1941 Borglum morì, e il figlio Lincoln si assunse l’incarico di completare il progetto. Nonostante esso prevedesse che i 4 Presidenti fossero ritratti fino alla vita, la mancanza di fondi sufficienti a completare l’impresa indusse Borglum a concludere i lavori con i soli volti, il 31 ottobre 1941.
Non si placò tuttavia la controversia legata all’occupazione illegale delle Black Hills, che furono oggetto di numerose proteste da parte dei Nativi americani e dei Lakota in particolare. Nel 1980 la Corte Suprema degli Stati Uniti propose un compenso di 102 milioni di dollari per i danni patiti dai Sioux, ma essi rifiutarono, insistendo per la restituzione dei loro territori. È tuttora in costruzione dal 1940 un gigantesco memoriale dedicato a Cavallo Pazzo su un’altra montagna delle Black Hills, in risposta a quello di Monte Rushmore: una volta completato sarà la più grande scultura mai costruita nella roccia, con una larghezza di 195 metri e un’altezza di 172.