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Home » Cultura » Storia » Chi era Albert Sabin, padre del vaccino antipolio (che regalò ai bimbi del mondo)

Chi era Albert Sabin, padre del vaccino antipolio (che regalò ai bimbi del mondo)

Moriva 32 anni fa Albert Bruce Sabin, medico e virologo polacco che sviluppò il più efficace vaccino contro la poliomielite.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene3 Marzo 2025
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Albert Sabin visita un bambino brasiliano malato di polio
Albert Sabin visita un bambino brasiliano malato di polio (fonte: Wired)
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Fino agli anni ’60 la poliomielite, brutale e contagiosissima malattia virale dagli effetti devastanti e irreversibili sull’organismo anche quando non uccide, mieteva indisturbata migliaia di vittime in tutto il mondo; essa era chiamata anche “paralisi infantile” per la sua forte tendenza a colpire i bambini. A tutto questo pose fine un geniale scienziato, il dottor Albert Sabin, in grado di realizzare il primo vaccino antipolio davvero efficace, sradicando la malattia da interi Paesi e salvando milioni di vite. Ricordiamo oggi il suo operato, a 32 anni esatti dalla morte.

Abram Saperstein nasce il 26 agosto 1906 nel ghetto ebraico della città polacca di Białystok. Appena 5 anni dopo, la sua famiglia decide di trasferirsi negli Stati Uniti, in parte a causa del crescente antisemitismo in Polonia. A 24 anni Abram ottiene la cittadinanza statunitense e cambia il proprio nome in Albert Bruce Sabin. Pur formandosi come promettente studente di odontoiatria, anche grazie a un ricco parente che gli paga l’università, egli decide un giorno di cambiare facoltà e dedicarsi alla medicina e in particolare alla microbiologia, rapito dalla lettura del libro I cacciatori di microbi di Paul de Kruif.

A 25 anni si laurea in medicina e inizia a lavorare all’università di Cincinnati, Ohio, dove qualche anno dopo diventa capo della ricerca pediatrica e soprattutto assistente e allievo del dottor William Hallock Park (già celebre studioso del vaccino della difterite), grazie al quale affina il suo studio e il suo interesse verso le malattie infettive. Poco tempo dopo i due decidono di dirigere le loro ricerche proprio sulla poliomielite, in seguito a una nuova epidemia scoppiata a New York. Un primo vaccino viene messo a punto nel 1934 dagli studiosi Brodie e Kolmer, ma la quantità di decessi registrata al momento della somministrazione frena sul nascere qualunque ulteriore studio in merito; solo un accorato appello del Presidente Roosevelt nel 1938, seguito da numerose campagne di raccolta fondi per la ricerca, ridà vita al progetto di un vaccino finalmente efficace.

È il 1939 quando Sabin riesce a dimostrare che il virus poliomielitico è un virus enterico (che cioè attacca l’intestino), e non respiratorio come ipotizzato in precedenza: si tratta della sua prima scoperta scientifica, e del primo passo verso lo sviluppo del suo vaccino. Nel frattempo, però, in Europa scoppia la Seconda Guerra Mondiale: Sabin si arruola l’anno successivo, finendo prima in Sicilia, poi in Giappone e infine in una Berlino semidistrutta dai bombardamenti, dove nel 1947 assiste a una brutale epidemia di polio. Tornato in America, Sabin espande le sue ricerche aprendo studi in varie università e ampliando enormemente il suo laboratorio, mentre la polio continua a mietere vittime sia in Europa che negli Stati Uniti.

Il dottor Sabin al lavoro nel suo laboratorio nel 1960
Il dottor Sabin al lavoro nel suo laboratorio nel 1960 (fonte: Polio Place)

La svolta si ha nel 1953, quando Sabin mette a punto un vaccino realizzato con una sospensione di virus attenuati, cioè impossibilitati a causare paralisi, che spingono l’organismo a produrre i giusti anticorpi. Sabin testa il vaccino su se stesso, su due colleghi, un tecnico del suo laboratorio e alcuni detenuti offertisi volontari: in seguito all’esito positivo di tutti i controlli del caso, egli lo somministra anche alle sue due figlie; quando ha prove sufficienti dell’efficacia del suo vaccino, le presenta alla NFIP (National Foundation for Infantile Paralysis).

Contemporaneamente a Sabin, uno scienziato di nome J.E. Salk sviluppa 3 vaccini antipolio (uno per ogni ceppo principale di virus) servendosi di virus uccisi con formalina: essi vengono somministrati tramite iniezione – invece che per via orale come quello di Sabin, che si scioglie in una zolletta di zucchero – a più di 400.000 bambini nel 1954, ma l’anno seguente molti di loro muoiono comunque di polio, rivelando che il metodo Salk non è del tutto efficace e provocando non solo il boicottaggio del suo vaccino, ma anche l’istituzione di una commissione parlamentare in cui viene consultato anche Sabin.

Nonostante venga dimostrato che il vaccino di Sabin riesce a prevenire la contrazione della malattia e non richiede ulteriori richiami dopo la prima somministrazione, egli deve attendere più tempo del collega prima che ne venga autorizzata l’applicazione, poiché l’utilizzo di virus vivi lo rende più rischioso; e anche a quel punto gli Stati Uniti non hanno sufficiente fiducia nel suo metodo, continuando a preferirgli Salk. Di parere opposto è invece l‘Unione Sovietica, che chiede a Sabin di somministrarlo alla propria popolazione; seguono Cecoslovacchia, Polonia, Repubblica Democratica Tedesca, Jugoslavia e Singapore, con risultati straordinari. Nel 1966 viene reso obbligatorio in Italia ed elimina virtualmente la malattia dal Paese, ma a quel punto il successo è planetario e anche gli Stati Uniti finiscono per capitolare, ammettendone la somministrazione.

Dopo questa clamorosa vittoria sulla polio, Sabin continua a dedicarsi a studi immunologici su altre malattie anche dopo essere andato in pensione, per poi morire a 86 anni il 3 marzo 1993. Non brevetterà mai il suo vaccino nonostante l’insistenza di molti, determinato a mantenerlo accessibile a tutti e salvare più vite possibile: questo il suo “regalo a tutti i bambini del mondo”.

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