L’iconico abito bianco di John Travolta, quello del film La febbre del sabato sera, è stato venduto presso l’asta a tema Hollywood: Classic & Contemporary che si è svolta tra il 22 e il 23 aprile. “L‘anonimo acquirente si aggiudica giacca, gilet, pantaloni, camicia nera e manichino. Insomma: è pronto per essere esposto nel salotto di qualche appassionato cinefilo!“, spiega Martin Nolan, direttore esecutivo di Julien’s Auctions. “Il costume era un tempo di proprietà di un collezionista ed è accompagnato da lettere di autenticità della Paramount (che ha prodotto il film) e di John Travolta“, dice Nolan.
“Considerato uno dei costumi più iconici della storia del cinema, questo abito è uno dei due soli di cui si conosce l’esistenza e che sono stati utilizzati durante la produzione, anche nelle memorabili sequenze di ballo del film. Questo abito specifico della Febbre del sabato sera non è mai stato esposto, né messo all’asta“.
“In una performance da star alla giovane età di 23 anni, Travolta trasforma la sicurezza e la spavalderia di un personaggio di strada, apparentemente senza meriti a prima vista, in una leggenda ogni volta che sale sulla pista da ballo e mette in mostra la sua naturale abilità nel danzare”, si leggeva nell’inserzione d’asta dell’abito.
L’asta si è svolta tra il 22 e il 23 aprile e attesa da appassionati e investitori di tutto il mondo, Hollywood: Classic & Contemporary ha proposto circa 1.400 cimeli cinematografici: da uno dei bastoni appartenuti a Charlie Chaplin (venduto per 39.000 dollari), alla tuta gialla di Walter White in Breaking Bad (2.000 dollari); dal bozzetto con cui Carlo Rambaldi ha disegnato Alien, ad alcune bacchette magiche della saga di Harry Potter; dal portasigarette che Bela Lugosi stringe in Dracula del 1931, all’hoverboard con cui Marty McFly fugge in Ritorno al futuro 2; dal copricapo cucito per il primo film di Cleopatra del 1917, al machete di Harrison Ford in Indiana Jones e il tempio maledetto.
“Grandi o piccoli cimeli che recuperiamo da privati, familiari e dai magazzini degli Studios – sottolinea Nolan -. Gli acquirenti sono musei, ma soprattutto collezionisti privati. Perché, a meno che non abbiamo messo piede in un cinema negli ultimi 100 anni, tutti abbiamo un ricordo legato a uno di questi oggetti, che hanno fatto la storia della cultura pop. Avevo 16 anni quando andai a vedere La febbre del sabato sera in un cinema di Harlem. Vendere oggi quel vestito significa chiudere un cerchio per me“.