L’Unità d’Italia è uno degli eventi più significativi della storia nazionale. Questa, infatti, segna la fine delle lotte risorgimentali e la nascita del Regno d’Italia dopo secoli di frammentazione politica. Un processo che viene formalmente siglato il 17 marzo 1861, quando il Parlamento di Torino proclama Vittorio Emanuele II re d’Italia (proprio come il motto dei patrioti voleva: Viva Verdi). Tuttavia, l’unificazione non è stata immediata né priva di ostacoli. Questa, infatti, ha portato molti cambiamenti dal punto di vista politico, sociale e culturale.

Uno dei primi effetti dell’Unità è proprio la centralizzazione del potere. Il nuovo Stato, infatti, adotta il modello amministrativo piemontese, spesso senza considerare le specificità delle altre regioni. Questo crea malcontento, soprattutto nel Sud, dove la gestione sabauda viene percepita come oppressiva. Ed è proprio l’annessione del Sud che crea la così detta Questione meridionale.
Come anticipato, infatti, molte comunità non accolgono con entusiasmo il nuovo governo, dando vita al fenomeno del brigantaggio. I contadini, in particolare, sperano in riforme agrarie che non arrivano, mentre l’imposizione di nuove tasse e il servizio militare obbligatorio alimentano la resistenza armata, repressa con durezza dal nuovo esercito italiano.
Un altro grande problema è rappresentato dalla lingua. Nella maggior parte delle regioni, infatti, si parlano i dialetti, rendendo spesso difficoltosa la comunicazione. L’istruzione pubblica, dunque, divenne uno strumento essenziale per diffondere una lingua comune e creare una vera identità nazionale, come sostenuto da Alessandro Manzoni nella Questione della Lingua.
Ultimo aspetto da non trascurare, poi, è gli squilibri dell’economia a seconda dei diversi territori. L’Italia, infatti, eredita situazioni molto diverse. Il Nord è più industrializzato e integrato nei commerci europei, mentre il Sud dipende ancora dall’agricoltura e da un sistema feudale. Il nuovo governo, dunque, decide di favorire il primo con infrastrutture e investimenti, ampliando il divario economico con il Meridione. Un problema che, ancora oggi, ad oltre 164 anni di distanza, non è stato risolto.