Il 1° aprile 1984 un efferato omicidio sconvolse l’America: la vittima era il celebre cantante soul Marvin Gaye, soprannominato “il Principe della Motown”, che morì appena un giorno prima del suo 45esimo compleanno. A rendere particolarmente inquietante questo tragico evento, uno dei più tristemente noti nel mondo della musica è il fatto che a compiere il delitto fu il suo stesso padre, il reverendo Marvin Gay Sr. Scopriamo allora come morì Marvin Gaye, cosa accadde esattamente quel pomeriggio di 41 anni fa e quali furono gli eventi che portarono a una tale tragedia.
Marvin Gaye nasce come Marvin Gay Jr il 2 aprile 1939, e fin dalla prima infanzia ha un pessimo rapporto col padre, un ministro della Chiesa Ebraica Pentecostale ossessionato dalla disciplina, che non esita a ricorrere a frequenti punizioni corporali ai danni dei suoi figli e di Marvin in particolare; è inoltre risaputo, nel quartiere di Washington in cui la famiglia vive, che l’uomo è solito vestirsi da donna e conduce una non meglio identificata “doppia vita”. Il giovane Marvin cresce dedicandosi alla musica, suo unico conforto, e spera di riuscire a conquistare l’affetto del padre con le sue canzoni.
Il cantante sosterrà in seguito di essere riuscito a superare l’adolescenza e a resistere ai suoi istinti suicidi solo grazie al sostegno della madre Alberta. A 17, comunque, egli lascia sia la propria casa che gli studi e decide di arruolarsi nell’esercito: l’esperienza si rivela disastrosa, costringendolo a fingere problemi mentali per ottenere un congedo. Nel 1960 Marvin firma il suo primo contratto discografico con l’etichetta minore Tamla, che fa parte del gruppo Motown; poco dopo, per prendere ulteriormente le distanze dal padre, comincia a firmarsi Marvin Gaye, con una e finale aggiunta proprio come fatto dal “re del soul” Sam Cooke in precedenza.
Inizialmente scritturato come batterista, compie il passaggio a cantante inanellando diversi successi negli anni ’60 (I heard it through thr grapevine e Ain’t no mountain high enough) e ’70 (What’s going on e Let’s get it on). Ma più successo raggiunge, più suo padre sembra serbare rancore nei suoi confronti; la frustrazione e la delusione, unita alla pressione esercitata su di lui dalla carriera artistica (e in particolare le tournée) lo spingono a fare uso di droghe: nel 1981 Marvin è completamente dipendente dalla cocaina, ha dichiarato bancarotta e ha alle spalle già due divorzi; quando il fisco minaccia una multa salata per evasione delle tasse, egli tenta il suicidio.

In seguito trascorre del tempo in Belgio, dove prova a disintossicarsi e a tornare sulle scene con un nuovo album, Midnight Love, guidato dal singolo Sexual Healing. Purtroppo, però, il ritorno alla musica e allo stress che ne deriva lo portano a drogarsi nuovamente; è in questo periodo che, in preda al delirio e alla paranoia, ha frequenti premonizioni sulla sua morte e, terrorizzato da eventuali attentati ai suoi danni, comincia a indossare un giubbotto antiproiettile per tutto il tour, che toglie solo al momento di salire sul palco. Nel 1983, alla fine del tour, egli torna a vivere nella casa di Los Angeles che ha acquistato per i suoi genitori, per accudire la madre convalescente dopo un recente intervento chirurgico.
Per i suoi primi 6 mesi di permanenza, il padre di Marvin è assente per un viaggio di lavoro; quando egli fa ritorno a casa, il rapporto con il figlio degenera ulteriormente e i due non fanno che litigare. In una particolare occasione, Gay chiama la polizia per cacciare di casa Marvin, che però vi fa ritorno dopo qualche tempo sostenendo di voler fare pace con lui. A Natale del 1983, Marvin regala a suo padre una pistola, una Smith & Wesson .38 Special, affinché possa proteggersi da eventuali intrusi; a questo punto, racconteranno i familiari, egli parla quasi soltanto di suicidio e di morte, e non c’è più alcun dubbio che voglia farla finita. A marzo del 1984 Marvin prova a uccidersi lanciandosi fuori da un’auto in corsa, ma riporta solo qualche livido.
Nei giorni successivi, i suoi genitori cominciano a litigare frequentemente per via di una polizza assicurativa smarrita, e Marvin si intromette più volte per allontanare il padre e impedirgli di inveire contro Alberta. Il 1 aprile, intorno a mezzogiorno, Marvin Sr riaccende la lite e viene pesantemente respinto dal figlio, che comincia a colpirlo con una scarica di pugni e calci talmente violenti che Alberta deve intervenire per separarli. Pochi minuti dopo Marvin Sr entra nella stanza da letto del figlio impugnando la pistola ricevuta in regalo pochi mesi prima, e gli spara due colpi, di cui uno a bruciapelo. Accasciato al suolo e in fin di vita, Marvin sussurra: “L’ho voluto io… Non sono riuscito a farlo da solo, quindi l’ho fatto fare a lui… Va tutto bene, ho finito la mia corsa, non ho più niente in me” prima di spirare tra le braccia del fratello Frankie.