C’è una creatura in natura che lavora come Benjamin Button. Mentre tutti invecchiamo col passare del tempo, la planaria, un piccolo verme piatto d’acqua dolce, sa come far ruotare all’indietro le lancette dell’orologio. Tradotto: rigenera arti e organi e, dopo la rigenerazione, riesce a ringiovanire, anche se, in teoria, ha un’età avanzata. Qual è il loro segreto? Ha provato a spiegarlo un team di ricercatori americani guidati dal professor Longhua Guo dell’Università del Michigan, che ha portato alla luce sorprendenti scoperte sul ciclo vitale delle planarie della specie Schmidtea mediterranea. Questi animali, noti da oltre un secolo per la straordinaria capacità di rigenerare qualsiasi parte del corpo (fino a ricostruire una testa completa dopo la decapitazione), stanno ora rivelando molto più di quanto si pensasse sul processo di invecchiamento e sulla sua possibile reversibilità.
Il ciclo della Schmidtea mediterranea è molto interessante. A partire dalla fecondazione, subito entra in una fase di declino fisiologico che dura 18 mesi. Questo invecchiamento si manifesta con la perdita di neuroni e tessuto muscolare, ridotta fertilità, alterazioni dell’architettura tissutale e stress ossidativo crescente. In particolare, gli occhi, negli esemplari più anziani, presentano anomalie visibili. Eppure, se si amputa la testa a una planaria anziana, il nuovo capo che ricresce mostra occhi perfettamente normali, come quelli di un giovane esemplare.
Questa rigenerazione non è limitata alla semplice ricostruzione dei tessuti danneggiati o persi. I ricercatori hanno dimostrato che la rigenerazione porta a un ringiovanimento completo, a livello fisiologico, cellulare e molecolare. Le planarie che rigenerano una parte del corpo mostrano miglioramenti generali nel loro stato di salute, inclusi aumento della fertilità e miglior performance muscolare rispetto a esemplari della stessa età che non hanno subito rigenerazione.

Un elemento chiave di questa “giovinezza ritrovata” è la conservazione delle cellule staminali adulte. Mentre negli esseri umani e in altri mammiferi le cellule staminali diminuiscono progressivamente con l’età, nelle planarie restano intatte. Inoltre, le analisi di sequenziamento a singola cellula hanno rivelato che le firme molecolari associate all’invecchiamento vengono completamente invertite dopo la rigenerazione.
Questo accade anche in altri mammiferi? Sì. I ricercatori hanno confrontato i profili genetici delle planarie con quelli di topi, ratti e umani, inclusi modelli murini sottoposti a interventi che prolungano la vita. Il confronto ha mostrato firme di invecchiamento condivise, ma anche elementi comuni tra le planarie rigenerate e i topi trattati con strategie antietà. Ciò rafforza l’ipotesi che i processi osservati nelle planarie possano ispirare future terapie antinvecchiamento anche per l’uomo.
Ora i ricercatori dovranno identificare i geni e i tipi cellulari precisi che orchestrano questo ringiovanimento globale. L’obiettivo finale è capire come questi elementi possano essere attivati o replicati in organismi più complessi.
Lo studio è disponibile su Nature Aging.