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Home » Attualità » “Vuoi vedere la mia ex nuda?”, ma il QR code è in realtà una campagna contro il revenge porn

“Vuoi vedere la mia ex nuda?”, ma il QR code è in realtà una campagna contro il revenge porn

Una geniale campagna di marketing dello IED a Roma punta il dito contro chi consuma video a luci rosse, alimentando il revenge porn.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino7 Aprile 2025
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ragazza disperata
ragazza disperata (fonte: FreePik)
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Da qualche giorno Roma è tappezzata di volantini fai-da-te con un QR code gigante. Le scritte, tutte diverse, recitano “Guardate Francesca quanto è stata brava l’altra notte“, “Vaffanculo Elisa. Ora tutti vedranno i tuoi video“, “Guardate tutti quella stronza della mia ex nuda“. Frasi allusive e poco eleganti, capaci di solleticare le fantasie scriteriate dei curiosi. Ma c’è un bel colpo di scena. Come rivelato dal dottor Marcovalerio Cervellini, Vice Capo Divisione Formazione Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, dalla sua pagina Facebook, si è trattato di una campagna di guerrilla marketing contro il revenge porn, firmata da studentesse e studenti dello Ied (Istituto Europeo di Design).

“Scannerizzando il codice, il link non porta a immagini private, ma a un video che colpevolizza chi ha compiuto il gesto. Un ribaltamento della prospettiva che spinge a riflettere sul proprio ruolo nel fenomeno e a riconoscere una verità scomoda: chi guarda, è complice. Il video rimanda poi al sito ufficiale dell’iniziativa, dove il tema viene approfondito e sono disponibili risorse per comprendere e combattere il revenge porn“.

manifesto pubblicità IED
manifesto pubblicità IED (fonte: Marcovalerio Cervellini Facebook)

L’operazione, volutamente provocatoria, punta proprio a questo, a rendere tutti partecipi di un fenomeno che si alimenta di malsana curiosità e dilaga proprio perché anche il pubblico insospettabile partecipa in qualche modo. Ancora Cervellini:

“I numeri parlano chiaro: in Italia, negli ultimi anni, circa 5 milioni di persone sono state vittime di revenge porn, mentre 14 milioni hanno visualizzato contenuti privati non consensuali. Ma il dato più allarmante riguarda la normalizzazione di questo fenomeno: l’84% di chi riceve queste immagini e le condivide si dice pronto a farlo di nuovo. Un meccanismo pericoloso, che trasforma le vittime in oggetti e rende chi guarda parte del problema“.

Da sempre all’avanguardia in progetti di comunicazione provocatoria, lo IED ha coinvolto i suoi studenti in una campagna di sicuro interesse.

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