Secondo uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine, le radiazioni ionizzanti emesse durante una tomografia computerizzata potrebbero causare dei tumori. Oggi la TC è un pilastro della medicina moderna: è veloce, precisa, ben tollerata e relativamente economica, ma questo studio, potrebbe cambiare la prospettiva. Studio che si riferisce, lo specifichiamo citando The Institute of Cancer Reasearch, a un uso eccessivo della tomografia computerizzata. Ovvero, al ricorso alla TC non necessario alla diagnosi di patologie. Va detto che il rischio non è nuovo, e in assoluto è legato a tutti gli strumenti che utilizzano radiazioni, ma la portata emersa dalla ricerca è importante.
Analizzando un campione multicentrico di esami effettuati tra il 2018 e il 2020 e proiettando i dati sul numero di CT scan realizzati nel 2023, i ricercatori hanno stimato il carico oncologico futuro. La maggior parte dei casi (circa il 91%) riguarda la fascia adulta, semplicemente per via del numero molto più alto di esami a cui è sottoposta rispetto ai bambini, che però restano più vulnerabili per dose ricevuta.
Le zone del corpo che comportano maggior rischio sono l’addome e il bacino, responsabili del 37% dei tumori stimati (pari a circa 37.500 casi). Seguite dal torace (21.500 casi stimati). In termini di tipologie tumorali, il primato va al cancro ai polmoni (22.400 casi), seguito da colon (8.700), leucemia (7.900) e vescica (7.100). Tra le donne, il tumore al seno risulta particolarmente rilevante, con circa 5.700 diagnosi stimate come causate da CT scan.

Secondo i ricercatori, se l’attuale pratica clinica prosegue senza modifiche, i tumori indotti da CT scan potrebbero rappresentare il 5% di tutte le nuove diagnosi oncologiche ogni anno. Una percentuale paragonabile ad altri noti fattori di rischio come l’alcol o l’obesità.
Cosa propongono? Di ridurre le dosi di radiazioni per ogni esame, formare i medici affinché evitino test a basso valore diagnostico. E, soprattutto, di incentivare l’uso di alternative prive di radiazioni, come l’ecografia e la risonanza magnetica, laddove clinicamente appropriate. Una precedente indagine aveva già segnalato che fino a un terzo delle TC potrebbe essere superfluo, esponendo i pazienti a rischi evitabili.
Per esempio, nel Regno Unito, le normative impongono che le richieste di TC vengano esaminate dai radiologi ed eseguite solo se clinicamente giustificate. E con dosi ottimizzate. Utilizzate nello screening mirato, come per il cancro ai polmoni, salvano vite umane e i benefici superano i rischi.
Laddove necessario, l’esame si deve fare.
Occorre sempre fidarsi del giudizio dello specialista e avere fiducia nella relazione medico-paziente.