Nel cuore della galassia SDSS1335+0728, soprannominata Ansky, situata nella costellazione della Vergine a circa 300 milioni di anni luce da noi, è successo qualcosa di straordinario. Dopo due decenni di apparente inattività, il buco nero supermassiccio al centro della galassia ha iniziato a brillare, dando il via a un’attività mai registrata prima. L’evento, iniziato nel dicembre 2019 con un inaspettato aumento della luminosità ottica, è culminato nel 2024 con l’osservazione di potentissimi lampi di raggi X. I ricercatori parlano di una vera e propria “riaccensione” del buco nero, con un rilascio energetico che supera di cento volte qualsiasi altro caso documentato.
Questi lampi sono flussi di raggi X che si verificano a intervalli regolari. In genere, le QPE (quasi-periodic eruptions, eruzioni quasi periodiche) sono fenomeni noti, ma in questo caso mostrano caratteristiche eccezionali. Esse si ripetono circa ogni 4,5 giorni, durano a lungo, hanno un’energia integrata molto elevata e si inseriscono in un ciclo più ampio di circa 25 giorni. A scatenarle, secondo gli astronomi, sarebbe l’interazione tra il disco di accrescimento – il materiale rovente che orbita attorno al buco nero – e un oggetto vicino, come una stella o un piccolo buco nero. La loro intensità e regolarità sfidano però i modelli attuali.

L’osservazione è stata condotta da un team guidato dall’astrofisica Lorena Hernández-García dell’Università di Valparaíso, in Cile. La scoperta è stata pubblicata l’11 aprile 2025 su Nature Astronomy e coinvolge ricercatori di diverse istituzioni internazionali. I dati sono stati raccolti con telescopi spaziali ad alta sensibilità come XMM-Newton dell’ESA, NICER e Swift della NASA, oltre all’osservatorio Chandra. Già nel 2019, un’indagine condotta dall’Osservatorio Europeo Australe, insieme ai telescopi a raggi X eROSITA e Swift, aveva identificato la crescente luminosità della regione centrale della galassia.
Da quel momento, SDSS1335+0728 ha iniziato a comportarsi come un nucleo galattico attivo (AGN), ovvero una galassia la cui emissione è dominata dall’attività del buco nero centrale. La continua variabilità ottica registrata per oltre cinque anni, insieme alle nuove eruzioni X del 2024, suggerisce che si tratti di un buco nero di circa un milione di masse solari, entrato in una fase di accrescimento attivo. Anche se sono state rilevate lievi variazioni nell’ultravioletto, queste sembrano correlate alle grandi distanze dal centro in cui avviene l’emissione.
Questo evento eccezionale potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui comprendiamo la nascita e lo sviluppo delle QPE. In passato, si pensava che fossero legate esclusivamente agli eventi di distruzione mareale, ovvero quando una stella si avvicina troppo al buco nero e viene smembrata. Ma in questo caso, gli scienziati ipotizzano un meccanismo diverso: l’attivazione di nuovi flussi di accrescimento, mai osservati direttamente prima d’ora.
Come ha spiegato Hernández-García: “è la prima volta che osserviamo un evento simile in un buco nero che sembra risvegliarsi. Questo raro fenomeno ci permette di studiare il comportamento di questi oggetti in tempo reale“. Un vero e proprio risveglio cosmico, che potrebbe riscrivere ciò che sappiamo sui buchi neri e sull’energia che sono capaci di liberare.