Lo spazio ci riserva costantemente delle sorprese. Come quella catturata nelle scorse ore da un gruppo di astronomi: un esopianeta che letteralmente evapora. Si chiama BD+05 4868 Ab, è grande quanto Mercurio ed è situato a 140 anni luce da noi, nella costellazione di Pegaso. Le sue caratteristiche lo rendono un laboratorio naturale senza precedenti per studiare cosa accade ai pianeti in condizioni estreme. Il corpo celeste orbita così vicino alla sua stella, una nana arancione meno calda e luminosa del Sole, da completare un giro in sole 30,5 ore. La distanza è pari a un ventesimo di quella tra Mercurio e il Sole, ma sufficiente a riscaldare il pianeta fino a circa 1.600 gradi Celsius, temperatura in grado di sciogliere le rocce di superficie, trasformandole in magma.
Per ogni orbita, il pianeta perde l’equivalente della massa del Monte Everest, rilasciando polveri minerali nello spazio che formano una gigantesca coda lunga fino a 9 milioni di chilometri, avvolgendo la stella per metà. Uno spettacolo bellissimo che lo rende somigliante a una cometa, ma che purtroppo è il segnale della sua fine. Destinata a concludersi tra circa uno o due milioni di anni. Gli studiosi hanno osservato che la gravità ridotta del pianeta, legata alla sua piccola massa, non riesce a trattenere efficacemente il materiale che si distacca, accelerando così la disintegrazione.

La scoperta è avvenuta grazie al telescopio spaziale TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della NASA, progettato per identificare i cali di luminosità delle stelle provocati dal transito dei pianeti.
BD+05 4868 Ab è solo il quarto esopianeta conosciuto in fase di disintegrazione. Tuttavia, tra questi, è il più vicino e quello con la coda più estesa e i transiti più profondi, indicando una perdita di massa più rapida. Grazie alla relativa vicinanza e alla luminosità della stella ospite, gli scienziati potranno presto studiare in dettaglio la composizione del materiale perso utilizzando il telescopio spaziale James Webb. Occasione unica per analizzare la composizione interna di un pianeta roccioso al di fuori del sistema solare.
Gli studiosi ipotizzano che BD+05 4868 Ab si sia originariamente formato più lontano dalla stella e che, a causa dell’influenza gravitazionale di un altro corpo celeste, abbia subito un drastico spostamento verso l’interno. Come un insetto attratto da una ragnatela. Questo “spostamento forzato” potrebbe averlo condannato alla disintegrazione.