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Home » Attualità » Cosa sono i child-free restaurant e perché hanno tanto successo? Il caso dell’Osteria del Sole a Bologna

Cosa sono i child-free restaurant e perché hanno tanto successo? Il caso dell’Osteria del Sole a Bologna

L'Osteria del Sole a Bologna sconsiglia l'ingresso agli under 18 ed esplode la polemica sui child-free restaurant.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino1 Maggio 2025
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bambini in un ristorante
bambini in un ristorante (fonte: Unsplash)
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I ristoranti “child-free” sono locali che limitano o vietano l’ingresso ai minori, in particolare ai bambini piccoli. Si tratta di una scelta gestionale e commerciale che suscita, però, opinioni fortemente contrastanti. C’è chi la ritiene discriminatoria e chi la difende come legittima esigenza di tranquillità. In Italia, il tema è esploso dopo che la notissima Osteria del Sole di Bologna, uno dei locali più antichi e noti della città, ha scelto di sconsigliare l’ingresso ai minori di 18 anni.

L’Osteria del Sole, fondata nel 1465 e da sempre caratterizzata da ambienti spartani e conviviali, ha affisso un cartello all’ingresso con la scritta: “Sconsigliato ai minori di 18 anni”. La decisione, fanno sapere dalla direzione, è motivata da spazi ristretti e dall’assenza di bagno per bambini. Insomma, l’ingresso dei più piccoli è percepito come problematico in termini di sicurezza e comfort. Inoltre, il locale non è fatto a misura di bambino ma è coerente a una clientela adulta. I gestori hanno chiarito che non si tratta di una scelta contro le famiglie, ma di una misura per tutelare il tipo di esperienza che l’osteria offre ai suoi clienti abituali.

osteria del sole cartello
Osteria del Sole cartello (Fonte: Il Resto del Carlino)

La definizione di child-free restaurant si applica a tutti quei locali che, in modo esplicito, vietano o sconsigliano l’ingresso ai bambini. Alcuni impongono un’età minima (spesso 10, 12 o 16 anni), altri stabiliscono limitazioni a determinati orari (es. solo cena) o in specifiche zone del ristorante. La motivazione principale è garantire tranquillità e silenzio, elementi sempre più richiesti da una parte della clientela adulta, soprattutto in contesti di alta cucina, enoteche o locali storici.

Questo tipo di ristorazione non è un’invenzione italiana. Già da anni, negli Stati Uniti, in Australia e in alcuni paesi del Nord Europa, hotel, resort e ristoranti “adults only” sono una realtà consolidata. In Germania, la catena di ristoranti Oma’s Küche ha vietato l’ingresso ai minori dopo le 17.00, citando lamentele di altri clienti per schiamazzi e comportamenti inadeguati. Anche negli USA sono frequenti i locali che vietano l’ingresso ai bambini sotto i 6 anni, specialmente in ambienti formali. Ora, in diverse città italiane, ristoranti, bar e persino alcune spiagge stanno introducendo regole simili, spesso per motivi legati a sicurezza, capacità ridotta o tipo di offerta proposta.

Il crescente successo dei child-free restaurant si spiega con alcuni fattori sociali e culturali. Molte persone adulte, con o senza figli, cercano momenti di tranquillità e socialità senza rumori o interruzioni. Sempre più ristoranti, poi, offrono esperienze gourmet, degustazioni o ambienti meditativi tendono a richiedere silenzio e attenzione.

È legale vietare l’accesso ai bambini? Dal punto di vista giuridico, in Italia non esistono norme sulla questione. Il gestore può scegliere il target del proprio esercizio, purché non violi norme antidiscriminatorie, che però, ad oggi, non includono l’età minorile se non in casi specifici (come l’accesso a servizi essenziali o scolastici). Tuttavia, come sottolineano diversi giuristi, la comunicazione del divieto deve essere chiara, rispettosa e coerente con il tipo di attività.

 

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