Il Barone Rosso, nome con cui è passato alla storia Manfred von Richthofen, fu un pilota da caccia tedesco durante la Prima guerra mondiale, celebre per aver abbattuto 80 aerei nemici, diventando così l’asso dell’aviazione più prolifico del conflitto. Nato il 2 maggio 1892 a Breslavia (oggi in Polonia), apparteneva a una famiglia nobile prussiana e portava il titolo di “Freiherr”, l’equivalente tedesco di “barone”, da cui deriva il soprannome.
La fama di Richthofen non si deve solo alle sue straordinarie abilità di volo, ma anche alla scelta di dipingere di rosso acceso il suo aereo, il Fokker Dr.I, un gesto che lo rese facilmente identificabile ma anche temuto.

Manfred von Richthofen iniziò la carriera come ufficiale di cavalleria, ma il rapido mutamento della guerra lo spinse nel 1915 a trasferirsi nel neonato corpo dell’aviazione militare tedesca (Luftstreitkräfte). Dopo l’addestramento, entrò a far parte dello “Jagdstaffel 2”, un’unità d’élite della caccia tedesca comandata dal celebre asso Oswald Boelcke. Dopo la morte di Boelcke, Richthofen ne raccolse l’eredità spirituale e tattica, affinando un metodo di combattimento rigoroso, basato su disciplina, formazione e lavoro di squadra.
Nel 1917, Richthofen fu messo al comando del Jagdgeschwader 1, una squadriglia mobile composta da quattro “Jasta”, conosciuta anche come “Der Fliegende Zirkus”, il circo volante, per i frequenti spostamenti e per la colorazione sgargiante dei velivoli. Il triplano rosso, divenuto iconico, fu solo uno dei molti aerei pilotati da Richthofen, anche se è quello rimasto nell’immaginario collettivo.
Il rosso acceso era, secondo le testimonianze e le memorie dello stesso Richthofen, un simbolo di sfida aperta. In un’epoca in cui il combattimento aereo era ancora visto come un duello cavalleresco, il colore diventò un’arma psicologica, utile a incutere rispetto (e timore) tra i nemici.
Il 21 aprile 1918, il Barone Rosso fu colpito a morte durante un inseguimento a bassa quota sopra il fiume Somme, in Francia. La paternità dell’uccisione è ancora oggetto di dibattito. Per decenni, i crediti furono attribuiti al pilota canadese Roy Brown, ma indagini moderne condotte con tecniche forensi (tra cui l’analisi balistica del 1998 pubblicata sul Journal of the Royal Society of Medicine) hanno suggerito che il colpo mortale provenisse da terra, probabilmente da una mitragliatrice australiana.
Nonostante fosse un avversario temibile, Richthofen fu onorato dagli Alleati con funerali militari, segno del rispetto che ispirava anche tra i nemici.