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Home » Attualità » “Gesù non è un superman”: cosa significa l’omelia della prima messa da Papa di Leone XIV

“Gesù non è un superman”: cosa significa l’omelia della prima messa da Papa di Leone XIV

La prima messa di Papa Leone XIV ha mostrato la sua continuità di pensiero con il pontificato di Papa Francesco.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino9 Maggio 2025
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Papa Leone XIV prima messa
Papa Leone XIV prima messa (fonte: Quotidiano Nazionale)
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C’era grande attesa, oggi, per la prima messa di Papa Leone XIV nella Cappella Sistina. L’interesse era per l’omelia che, in qualche modo, avrebbe indicato gli elementi guida del suo pontificato. Il Pontefice, al secolo Robert Francis Prevost, ha aperto l’omelia con una breve introduzione in inglese a braccio. Ha poi proseguito leggendo il testo in italiano.

“Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti. Contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto“.

Prevost durante il Conclave
Prevost durante il Conclave (fonte: Corriere del Ticino)

Più che il personaggio della DC Comics, Prevost, primo Papa americano della storia, chiede che la figura di Gesù non sia travisata e trasformata in un’entità sovrumana le cui orme sono difficili da seguire. Anzi, Gesù è “accessibile agli uomini“, perché “ci ha mostrato un modello di umanità santa che tutti possiamo imitare“.

Poi, la chiusura dedicata alla sua idea di Chiesa, con:

“l’impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo. Dio mi dia questa grazia, oggi e sempre, con l’aiuto della tenerissima intercessione di Maria Madre della Chiesa“.

Si può dire, quindi, che il pontificato di Prevost prosegue nel solco di Papa Francesco, con una Chiesa considerata faro per l’umanità e “antidoto” a sicurezze affascinanti ma vuote come denaro, tecnologia, successo e potere.

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