A trent’anni esatti dalla sua morte, avvenuta il 12 maggio 1995, il mondo dello spettacolo dovrebbe ancora chiedere perdono a Mia Martini per non averne apprezzato il talento. E anche per non averla difesa a dovere dalle false dicerie che l’hanno perseguitata fino alla fine. Secondo voci diffuse ad arte, Mia Martini, infatti, avrebbe portato sfortuna. Una nomea del tutto infondata e pericolosa che ha avuto ripercussioni devastanti sulla sua carriera e vita personale. Ma come nacque? Negli anni Settanta, Mia Martini, nome d’arte di Domenica Bertè, rifiutò una proposta di esclusiva a vita da parte dell’impresario Fausto Taddeu, noto come “Ciccio Piper”. Poco dopo, un incidente stradale coinvolse il pulmino della sua band, causando la morte di due musicisti. Taddeu attribuì la responsabilità alla cantante, diffondendo la voce che portasse sfortuna .
Lo raccontò lei stessa a Epoca:
“Tutto é cominciato nel 1970. Allora cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Taddeu, un impresario soprannomicato “Ciccio Piper” perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. “Ciccio Piper” ne approfittò subito per appiccicarmi l’etichetta di “porta jella“.

In un mondo civile questo volgare pettegolezzo sarebbe perito sul nascere, ma nello showbiz anche un semplice gossip può diventare veritiero. Mia Martini affrontò un crescente isolamento professionale, con colleghi che evitavano di collaborare con lei per timore di sventure.
Così, nel 1983, provata dalle maldicenze e da eventi personali dolorosi, la cantante si ritirò dalle scene. Fortunatamente per noi, nel 1989, partecipò al Festival di Sanremo con “Almeno tu nell’universo”, brano che le valse il Premio della Critica, successivamente intitolato a suo nome.