Il Concilio di Nicea si svolse nel 325 d.C. nella città di Nicea (oggi İznik, in Turchia), sotto l’egida dell’imperatore romano Costantino I, colui che adottò il cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero Romano (come dice la storia della Battaglia di Ponte Milvio). In un momento di profonda trasformazione dell’Impero, Costantino cercava l’unità religiosa come strumento per consolidare la stabilità politica dell’Impero.
La Chiesa delle origini, fino ad allora perseguitata, si trovava ora al centro dell’attenzione imperiale, ma profondamente divisa da contrasti teologici interni, il più grave dei quali riguardava la natura di Cristo. La principale controversia che portò alla convocazione del Concilio fu quella legata all’arianesimo, dottrina sviluppata dal presbitero Ario di Alessandria. Secondo Ario, Cristo non era coeterno né consustanziale al Padre, ma una creatura, ovvero un essere umano, sebbene superiore a tutte le altre. Questa visione minava la dottrina della Trinità e suscitò accese reazioni, soprattutto da parte del vescovo Atanasio.
L’eresia ariana, già condannata a livello locale, minacciava l’unità della fede cristiana. L’imperatore Costantino, preoccupato dal rischio di scismi e tumulti, convocò un concilio ecumenico, cioè universale, per risolvere la questione in modo definitivo. Al Concilio di Nicea parteciparono circa 300 vescovi (le fonti variano tra 250 e 318), provenienti da tutto l’Impero romano, in particolare dalle province orientali. I lavori furono presieduti dall’imperatore stesso, il che segnò un precedente importante nel rapporto tra potere spirituale e potere temporale.

Il risultato più rilevante del Concilio fu la condanna dell’arianesimo e l’elaborazione del Credo niceno, un testo dottrinale che afferma la consustanzialità (ὁμοούσιος, homoousios in greco) del Figlio con il Padre, sancendo che Gesù Cristo è “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. Quindi, Padre e Figlio sono della stessa sostanza divina.
Venne, inoltre, stabilita la data della Pasqua, che si doveva celebrare la domenica successiva al primo plenilunio di primavera, indipendentemente dalla Pasqua ebraica.
Il Concilio di Nicea segnò un passaggio decisivo nella definizione dell’ortodossia cristiana. Sebbene l’arianesimo non scomparve subito, il Credo niceno divenne il fondamento della fede cristiana condivisa dalle Chiese ortodossa, cattolica e, in parte, protestante.
Oggi, la città di Nicea, ovvero İznik, è parte della Turchia moderna e conserva rovine storiche e resti delle antiche chiese dove si svolsero i concili. Nelle ultime ore si è parlato di un possibile viaggio di Papa Leone XIV per celebrare i 1700 anni del Concilio. Un evento che assumerebbe un forte valore simbolico, rilanciando il dialogo ecumenico con il Patriarcato ortodosso e riaffermando il ruolo dei primi concili nel delineare la comune identità cristiana.