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Home » Cultura » Storia » Cinque anni dopo George Floyd: che fine ha fatto il movimento Black Lives Matter?

Cinque anni dopo George Floyd: che fine ha fatto il movimento Black Lives Matter?

Nato nel 2013 dopo l’uccisione del giovane afroamericano Trayvon Martin, Black Lives Matter è diventato uno dei principali simboli della lotta contro il razzismo.
Martina SulasDi Martina Sulas25 Maggio 2025
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Manifestazione per il Black Lives Matter
Manifestazione per il Black Lives Matter (fonte: Unsplash)
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Nato nel 2013 dopo l’assoluzione di George Zimmerman per l’uccisione del giovane afroamericano Trayvon Martin, il movimento Black Lives Matter è diventato uno dei principali simboli della lotta contro il razzismo sistemico e la violenza della polizia negli Stati Uniti. Fondato da Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi, il movimento si è sviluppato in una rete internazionale senza una gerarchia formale.

Black Lives Matter (BLM) è un movimento sociale e politico decentralizzato, che si è inizialmente diffuso attraverso l’uso dell’hashtag #BlackLivesMatter sui social media. L’obiettivo dichiarato è denunciare il razzismo sistemico, la violenza della polizia contro le persone nere e promuovere l’antirazzismo e la riforma del sistema giudiziario penale.

BLM ha acquisito notorietà nazionale e internazionale a partire dalle proteste successive alle uccisioni di Michael Brown a Ferguson (Missouri) ed Eric Garner a New York nel 2014. Da allora, ha organizzato manifestazioni in risposta a numerosi altri casi di afroamericani uccisi dalla polizia o deceduti in custodia. La protesta ha raggiunto il suo culmine nel 2020 dopo l’omicidio di George Floyd da parte dell’agente Derek Chauvin a Minneapolis: tra i 15 e i 26 milioni di persone hanno partecipato alle proteste, rendendolo uno dei più grandi movimenti di massa nella storia degli Stati Uniti.

George Floyd, afroamericano di 46 anni, è stato ucciso il 25 maggio 2020 dal poliziotto Derek Chauvin, che lo ha soffocato premendogli il ginocchio sul collo per oltre nove minuti. Fermato per aver usato una presunta banconota falsa, le sue ultime parole, “I can’t breathe”, sono diventate simbolo di protesta contro la brutalità della polizia.

La sua morte ha scatenato proteste globali e rilanciato il movimento Black Lives Matter. Floyd, con un passato difficile e un tentativo di riscatto attraverso la fede e il lavoro, era rimasto senza occupazione a causa della pandemia. La città ha risarcito la sua famiglia con 27 milioni di dollari. Chauvin è stato condannato a 22 anni e mezzo di carcere.

Floyd è oggi un simbolo mondiale di giustizia e diritti civili.

black lives matter
Black lives matter (fonte: Unsplash)

Il movimento è privo di una struttura gerarchica centrale e si basa su una rete di capitoli locali autonomi, che aderiscono a principi guida comuni. A partire dal 2021, si contavano circa 40 capitoli attivi negli Stati Uniti e in Canada. Il nome “Black Lives Matter” non è registrato da alcuna organizzazione specifica, sebbene esistano entità come la Black Lives Matter Global Network Foundation che operano a livello organizzativo. L’attivista DeRay McKesson ha descritto BLM come un’alleanza aperta a chiunque si impegni pubblicamente nella causa.
Nel tempo, BLM ha ampliato le sue rivendicazioni, sostenendo anche i diritti LGBTQ+, il femminismo, la giustizia economica e la riforma dell’immigrazione. Ha ispirato campagne legislative come il BREATHE Act, che propone di ridurre i fondi destinati alla polizia a favore di investimenti in servizi comunitari alternativi.

Nel 2015 è nato Campaign Zero, fondato da McKesson e altri attivisti, per proporre una riforma concreta della polizia attraverso un piano in dieci punti, con misure come la fine del “broken windows policing”, maggiore controllo da parte della comunità e limiti più rigorosi all’uso della forza.

BLM ha impiegato una vasta gamma di tattiche, a partire dalla mobilitazione sui social media (#BlackLivesMatter è stato twittato oltre 47 milioni di volte entro il giugno 2020) fino a proteste, sit-in e “die-in”. I suoi slogan più noti includono: “Hands up, don’t shoot”, “I can’t breathe”, “No justice, no peace”, e “Say Her Name”, quest’ultimo per dare visibilità alle donne nere vittime di violenza da parte della polizia, come Rekia Boyd e Kayla Moore.
La percezione del movimento è oscillata nel tempo: nel 2020, quando è esploso globalmente, il 67% degli adulti statunitensi lo supportava, ma il consenso è sceso al 51% nel 2023. Il sostegno resta più forte tra le minoranze: 81% degli afroamericani, 61% degli ispanici e 63% degli asiatici.

Tuttavia, il movimento non è esente da critiche. Alcuni attivisti e intellettuali neri, come il reverendo Cecil “Chip” Murray o il sindaco di Newark Ras Baraka, hanno accusato BLM di essere distante dalle istanze delle comunità locali o di proporre soluzioni elitiste, come il “defund the police”. Altri critici, come Mark Lilla, hanno accusato BLM di adottare una retorica divisiva e poco efficace politicamente.

L’organizzazione è stata anche oggetto di controversie interne, tra cui l’acquisto di una casa da 6 milioni di dollari in California, utilizzata come sede artistica, che ha sollevato interrogativi sulla gestione dei fondi.
Sul fronte accademico, alcuni professori e studiosi hanno espresso preoccupazione per l’impatto del movimento sulla libertà accademica, accusando pressioni ideologiche e autocensura. Altri ancora accusano BLM di trascurare i casi di afroamericani scomparsi o assassinati i cui crimini rimangono irrisolti, fenomeno aggravato da una copertura mediatica diseguale.

In termini di rapporto con le forze dell’ordine, il movimento è stato spesso sorvegliato con eccessivo zelo: nel 2020 furono mobilitati oltre 43.000 militari a livello nazionale contro i manifestanti. In contrasto, mobilitazioni violente dell’estrema destra, come l’assalto al Campidoglio del 2021, hanno visto una risposta delle forze dell’ordine più contenuta.

Dal punto di vista culturale, BLM ha influenzato la musica, l’arte, la letteratura e il cinema. Canzoni come “Alright” di Kendrick Lamar o “They Don’t Care About Us” di Michael Jackson sono diventate inni delle manifestazioni. Il movimento è stato anche rappresentato in documentari, tra cui Stay Woke e Bars4Justice, e ha ispirato murales in molte città americane, tra cui Washington D.C., Los Angeles e Brooklyn.

Nonostante le controversie e la complessità interna, Black Lives Matter continua a rappresentare una delle espressioni più significative e influenti della lotta per l’uguaglianza e la giustizia razziale nella società contemporanea.

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