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Home » Cultura » Storia » Quando l’equipaggio si ribellò al capitano: cosa accadde davvero sul Bounty?

Quando l’equipaggio si ribellò al capitano: cosa accadde davvero sul Bounty?

Se non sapete cos'è successo durante l'ammutinamento del Bounty, qui potrete scoprire tutta la storia: tradimento o voglia di libertà?
Arianna AmbrosiDi Arianna Ambrosi14 Giugno 2025
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Immagine dell'ammutinamento del Bounty, fonte: everyeye.it
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L’ammutinamento del Bounty, avvenuta nel 1789, rappresenta il più celebre episodio di insubordinazione nella storia della marina britannica. Da questo evento sono stati tratti vari adattamenti cinematografici e un racconto di Jules Verne intitolato I ribelli del Bounty.

Il Bounty, un veliero mercantile dotato di quattro cannoni, salpò da Spithead il 23 dicembre 1787 con l’obiettivo di raggiungere Tahiti passando da Capo Horn. Tuttavia, l’ordine di partenza, giunto più tardi di quanto desiderasse il comandante, il tenente William Bligh, rese impraticabile quella rotta a causa delle avverse condizioni meteorologiche. Dopo trentuno giorni di tentativi per superare il capo, Bligh fu costretto a cambiare direzione e a dirigersi verso Tahiti seguendo una rotta orientale.

Durante la navigazione furono avvistate le isole Bounty, situate al largo della Nuova Zelanda, che Bligh battezzò così in omaggio alla propria imbarcazione. Nel corso della traversata, un membro dell’equipaggio, James Valentine, perse la vita a causa delle scarse cure ricevute dal medico di bordo, il dottor Huggan, noto per la sua dipendenza dall’alcol. Dopo un lungo e impegnativo viaggio, la nave approdò a Tahiti, dove, grazie agli ottimi rapporti instaurati da Bligh con il re e la regina di Otaheite, l’imbarcazione venne caricata con centinaia di piante. Nel frattempo, i rapporti tra i marinai e alcuni ufficiali con la popolazione locale divennero sempre più intensi, e la libertà sessuale delle donne tahitiane lasciò profondamente colpiti i membri dell’equipaggio.

Immagine dell’ammutinamento del bounty avvenuta il 28 aprile 1789, fonte: terreincognitemagazine

Durante il viaggio di ritorno, una parte dell’equipaggio, affiancata da alcuni ufficiali – tra cui si distinguono il secondo ufficiale Fletcher Christian e il guardiamarina Peter Heywood – si ribellò il 28 aprile 1789, stanca delle dure condizioni a bordo e ancora legata al ricordo delle donne polinesiane. Bligh fu trascinato sul ponte in camicia da notte, minacciato da una baionetta puntata contro di lui dallo stesso Christian. Il coinvolgimento degli altri quarantadue membri dell’equipaggio rimane oggetto di versioni discordanti: diciassette parteciparono alla rivolta, due mantennero una posizione neutrale e ventitré rimasero leali al comandante.

Quando Bligh tentò un ultimo appello per far desistere Christian, secondo alcune fonti questi avrebbe esclamato: «Sono all’Inferno, all’Inferno!» (“I’m in hell, in hell!”); tuttavia, nella lettera che Bligh scrisse alla moglie da Timor Est – il primo resoconto noto dell’ammutinamento – Christian si sarebbe limitato a un secco: «Non una parola, Signore, o siete morto» (“Not a word, Sir, or you’re dead”).

Dopo aver preso il controllo della nave, Christian e i suoi seguaci abbandonarono il capitano Bligh su una lancia — un’imbarcazione scoperta lunga sette metri e larga due — insieme a diciotto uomini che gli erano rimasti fedeli. Si diressero verso Tahiti al grido, secondo quanto riportato da Bligh, di “Huzzah for Otaheite” («Urrà per Tahiti»).

Alcuni marinai che non avevano intenzione di partecipare all’ammutinamento furono costretti a rimanere a bordo: alcuni per via delle loro competenze tecniche ritenute essenziali alla conduzione della nave, altri perché non c’era più spazio disponibile sulla lancia. Questi ultimi cercarono disperatamente di proclamare la propria innocenza, e Bligh — che per tutti sembrava condannato a morte certa — li rassicurò promettendo che non li avrebbe dimenticati.

Immagine del Bounty, fonte: nationalgeographic

Il Bounty non fece rotta immediatamente verso Tahiti, ma cercò prima un’isola adatta per fondare una colonia, individuandola infine in Tubuai. Gli ammutinati si recarono quindi a Tahiti, dove imbarcarono uomini e donne del posto per aiutarli nella costruzione di un fortino, che chiamarono Fort George in omaggio al sovrano britannico. Dopo circa due mesi, con i lavori quasi conclusi, a causa di tensioni con gli abitanti di Tubuai decisero, dopo una votazione, di fare ritorno a Tahiti. Dei venticinque inglesi, sedici — tra cui anche coloro che non avevano potuto seguire Bligh — scelsero di rimanere a Tahiti, mentre otto decisero di accompagnare Christian, il quale, secondo quanto riportato da John Adams, avrebbe espresso il desiderio di essere abbandonato alla deriva con il Bounty per continuare la ricerca di un rifugio altrove.

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