Da anni, gli scienziati si chiedono se esista una misteriosa “quinta forza” della natura, oltre a quelle già note. Le ultime ricerche ci portano un po’ più vicini a una risposta. Due esperimenti recenti – uno condotto nello spazio e l’altro in laboratorio – hanno cercato indizi su questa forza sfuggente. Sebbene non abbiano ancora trovato una conferma, i risultati sono importanti: stanno restringendo sempre di più il campo d’azione possibile di questa forza ipotetica, avvicinandoci a una svolta che potrebbe riscrivere i fondamenti della fisica.
La fisica moderna si basa su un modello chiamato Modello Standard, che descrive le particelle fondamentali e le quattro forze che governano l’universo: gravità, elettromagnetismo, forza nucleare forte e forza nucleare debole. Ma alcuni fenomeni, come la preziosa materia oscura o alcune stranezze nelle orbite degli oggetti celesti, potrebbero richiedere una forza in più per essere spiegati. Per questo, da decenni si ipotizza l’esistenza di una quinta forza.
Una delle ricerche più promettenti arriva dallo studio dell’asteroide Bennu, uno dei corpi celesti più pericolosi e meglio tracciati vicino alla Terra. Grazie a dati raccolti dalla missione OSIRIS-REx, i ricercatori hanno analizzato con altissima precisione la sua traiettoria. L’idea è semplice: se la sua orbita mostrasse anche la più piccola deviazione non spiegabile dalle forze conosciute, potrebbe esserci una nuova forza in gioco.

Tuttavia, i risultati pubblicati sulla rivista Nature Communications Physics non hanno trovato anomalie legate a una quinta forza. Nonostante ciò, la ricerca continua. Il prossimo obiettivo sarà l’asteroide Apophis, che nel 2029 passerà molto vicino alla Terra. La missione OSIRIS-APEX promette di raccogliere dati ancora più precisi, aumentando la possibilità di individuare eventuali effetti di forze sconosciute.
Parallelamente, un altro team internazionale ha cercato la quinta forza non nello spazio, ma negli atomi, studiando il comportamento di diversi isotopi del calcio. Gli isotopi sono versioni dello stesso elemento con un diverso numero di neutroni. Analizzando con estrema precisione le differenze nelle transizioni ottiche (i “salti” di energia degli elettroni) tra questi isotopi, i ricercatori speravano di trovare delle piccole deviazioni anomale. Se esistesse una forza che agisce tra neutroni ed elettroni, anche debolissima, queste deviazioni sarebbero un segnale.
Usando il metodo del King plot, hanno osservato delle lievi non-linearità, ma nessuna abbastanza significativa da dimostrare l’esistenza della nuova forza. Tuttavia, il loro studio ha stabilito limiti più rigidi sulla forza stessa, migliorando i risultati ottenuti in esperimenti precedenti.
La caccia alla quinta forza è quindi ancora aperta. Per ora, non abbiamo prove certe, ma ogni esperimento ci aiuta a capire dove cercare e cosa escludere. È un po’ come cercare un ago in un pagliaio, ma con strumenti sempre più precisi.