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Home » Lifestyle » Bellezza » Il caschetto biondo di Raffaella Carrà? Una mossa geniale (ispirata da un quadro rinascimentale)

Il caschetto biondo di Raffaella Carrà? Una mossa geniale (ispirata da un quadro rinascimentale)

Il celebre caschetto biondo di Raffaella Carrà nacque da una scelta precisa: ecco come e perché diventò un'icona rivoluzionaria.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino18 Giugno 2025Aggiornato:18 Giugno 2025
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Raffaella Carrà
Raffaella Carrà (fonte: Corriere della Sera)
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Dici Raffaella Carrà e pensi immediatamente al suo taglio di capelli, questo sì davvero iconico. Ebbene, come capita solo alle grandi e ai grandi dello showbiz, dietro a questa scelta estetica si nasconde un percorso ben più profondo e strutturato. La Raffa nazionale, infatti, era castana e riccia. A trasformarla fu l’hair stylist Vergottini che ne intuì la forza e costruì un’immagine distintiva e riconoscibile della showgirl. Vergottini, già responsabile del “Casco d’oro” di Caterina Caselli e dell’acconciatura di Loretta Goggi nello sceneggiato cult, La freccia nera, mise le mani sulla testa di Carrà.

 

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Nel 1970, in piena ascesa come conduttrice di Canzonissima, Raffaella decise di affidarsi all’estetica rivoluzionaria di Vergottini. Il taglio, un long-lob alle spalle con frangia dritta, venne associato a un biondo platino che esaltava una figura dalle linee pulite e moderne. A quanto pare, l’idea sarebbe arrivata niente meno che da un quadro di Piero della Francesca, un ritratto di giovanetto effettivamente somigliante nelle linee.

Ritratto di ragazzo di Piero della Francesca
Ritratto di ragazzo di Piero della Francesca (fonte: museo Thyssen)

Il passaggio dai ricci scuri al biondo netto fu dunque una vera strategia: si eliminavano i codici estetici tradizionali legati alla femminilità dolce e sottomessa, puntando invece a una signora della televisione autonoma, energica e moderna.

Il caschetto facilitava anche le riprese televisive, richiedeva poca manutenzione e ben si sposava con i balletti di Raffaella, accompagnandone ogni movimento in maniera che definire riconoscibile è poco.

Quel look, infatti, accompagnò il lancio di brani come “Tuca Tuca” e “Ma che musica maestro”, che scandalizzarono e affascinarono il pubblico. Il biondo, unito all’ombelico scoperto, simboleggiava una rottura con la tradizione, attirando l’attenzione internazionale, soprattutto in Spagna e America Latina, dove Carrà divenne un’icona senza tempo.

Il risultato non fu solo estetico, dunque. Il caschetto biondo divenne un simbolo di emancipazione e forza, contribuendo a un’immagine di donna libera, professionale e glamour, apprezzata da un pubblico variegato e anche dalla comunità queer. Nel tempo, Raffaella ha mantenuto il colore biondo, pur sperimentando leggere variazioni: punte più mosse, riga laterale, ciuffi ondulati e sfumature bianche dopo il 2019.

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