La bandiera italiana, simbolo riconosciuto dell’unità nazionale, trae origine dai moti giacobini ispirati alla Francia rivoluzionaria. Il 7 gennaio 1797 la Repubblica Cispadana adottò il tricolore su proposta di Giuseppe Compagnoni, ispirandosi alle uniformi della guardia milanese: verde, bianco e rosso. Il verde indicava libertà e uguaglianza, il bianco fede e il rosso l’amore per la patria. Questi colori affondano le loro radici negli stendardi delle Legioni che combattevano per l’indipendenza, diventando presto un segno distintivo del Risorgimento.
Nel 1848 il tricolore adottò la disposizione verticale, verde, bianco, rosso, sotto Carlo Alberto e fu ufficializzato come bandiera del Regno d’Italia nel 1861, con lo stemma sabaudo al centro. Durante il periodo monarchico, la versione ufficiale della bandiera includeva lo stemma dinastico, rappresentativo della Casa Savoia.

La svolta avvenne nel 1946, a seguito del referendum istituzionale del 2–3 giugno, che sancì la fine della monarchia. Il 19 giugno 1946, con decreto del Consiglio dei Ministri n. 1, venne eliminato dallo stendardo repubblicano lo stemma sabaudo, trasformando il tricolore in simbolo della Repubblica. Nel marzo 1947 l’Assemblea Costituente confermò questa decisione inserendo all’articolo 12 della Costituzione: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni».
I tre colori mantennero un significato simbolico: il verde rappresenta la speranza, il bianco la fede e il rosso il sangue dei patrioti caduti.
La bandiera italiana moderna conserva quindi il tricolore originale della Repubblica Cispadana, epurato dei segni monarchici e assunto come emblema di uno Stato democratico e unitario. Definita anche dallo Stendardo presidenziale nel 1965 – rimodellato più volte negli anni successivi – la bandiera rimane tuttora uno dei simboli fondamentali della Repubblica, consacrata dalla Costituzione e celebrata ogni anno durante la Festa del Tricolore il 7 gennaio.